Nel 1972 Pierre Restany propone ai napoletani attoniti la conversione del Vesuvio in un “Parco Culturale Internazionale”, un progetto aperto alle proposte provenienti da artisti di tutto il mondo. Coincidendo questa manifestazione con le elezioni politiche, il vulcanico critico, armato di megafono e camioncino, mette in piedi con l’aiuto di Gianni Pisani una falsa campagna elettorale. Erano gli anni in cui si assisteva, in pieno clima di Land Art, “ad un transfert generalizzato dell’oggetto all’idea, della forma all’ambiente, dell’opera al gesto” (Restany). Numerosi artisti provenienti da tutto il mondo rispondono entusiasti all’appello, inviando numerose ipotesi d’intervento. Gli esiti di Operazione Vesuvio furono esposti in tre differenti mostre-progetto alla galleria Il Centro di Dina Caròla, nel 1972-73, in parte documentate nella collezione del Madre.
Operazione Vesuvio – Parco culturale internazionale – I Mostra-progetti Europa: Costa-Karahallos, Danil, Boezem, Bocola, Marocco, Raynaud, Jacquet, Baj, Tilson, Gilli, Sanejouland, Xenakis, Mari, Bertini, Minkoff, Contenotte, Luca, Luigi e Rosa Patella, Marchegiani, Pane, Szapocznikow, Neiman, Bénigne Lavier, Ruotolo, Gruppo “Continuum”, Laudisio, Panseca, Carmi, van Hoeydonck, Xerra, Rotella, Marotta, Alviani, Pozzati, César, Uriburu, Arnal, Arman, Reuterswärd, Decock, Formica, “Humor Power”, Anonimo Napoletano, Balatresi, Panaro, Mlynàrcik, Bravi, Lanza, Cristiano, Ferraro, Asnaghi, Topolino, U.F.O., Sosno, Ferro, Farhi.
Selezione a cura di Pierre Restany – Operazione Vesuvio – Parco culturale internazionale – II Mostra-progetti Giappone: Enokura, Fukuoka, Fukushima, Hara, Isozaki, Kataoka, Kawagughi, Koshimizu, Lee, Ichiyanagi, Matsuo, Miki, Nagasawa, Sekine, Suga, Takamatsu, Tanaka, Seminar’72 group, Yamamoto, Yoshida. Selezione a cura di Yoshiaki Tono.
– Operazione Vesuvio – Parco culturale internazionale – III Mostra-progetti America: Christo, Newton e Harrison, Kaprow, Brecht, Oppenheim, Baxter, Armajani, Pepper, Hutchinson, Byars. Selezione a cura di Jan Van Der Marck.
La proposta elaborata da Giannetto Bravi (Tripoli, 1938-Cislago, 2013) per Operazione Vesuvio consisteva nell’invaligiamento metaforico del cono vulcanico al fine di preservarlo dalla speculazione edilizia imperante. La seconda fese del progetto consisteva nell’invio di una serie di cartoline postali con indicato il luogo preciso in cui il destinatario doveva prelevare “un pezzo di Vesuvio” da riportare “in situ” in tempi migliori. Di lì la produzione di una serie di valigette in cartone pressato e serigrafato che Bravi utilizzò all’epoca. Valige bravi per un viaggio nel passato mette in mostra una serie di ricordi di un tempo perduto per sempre, immagini che rimandano in maniera apparentemente ingenua all’oleografia dei luoghi.
“La valigia di Bravi può essere usata in viaggio o a passeggio”, scriveva Angelo Trimarco nel 1971, “ogni altro uso, comunque, è consentito”. Bravi in particolare suggeriva di utilizzarle per avvolgere la persona amata. “Evidentemente”, aggiunge ancora Trimarco, “si pensa ad immagini sado-masochiste, a inferni e perversioni inconfessabili […]. C’è n’è abbastanza, comunque, per andare tutti (Bravi, Trimarco, Restany e gli osservatori) a raccontare le profondità oscure delle nostre catene all’amico analista in agguato”. Per scongiurare il pericolo, ad ogni modo, le famigerate valigette sono accompagnate da una serie di “istruzioni per l’uso” in forma di fotografie realizzate da Mimmo Jodice nel corso di una performance documentativa che chiarificava l’azione.
[Eugenio Viola]