L’opera si basa sulla combinazione di elementi scultorei figurativi (la statua del cavallo e i bassorilievi su questa inseriti) e di elementi architettonici (la struttura in blocchi regolari che ricorda l’opus quadratum degli antichi romani), tradotti in forme sintetiche e stilizzate e in un materiale povero ma in sé denso di storia: il tufo delle vie cave etrusche, di catacombe e ipogei d’epoca greco-romana, delle città scavate sulla o nella roccia in Giordania come in Maremma, a Roma come a Napoli.
Il soggetto iconografico della scultura rimanda a un universo arcano e primitivo di cavalieri e migrazioni, viaggi e guerre. Un mondo dove l’immagine omerica del Cavallo di Troia si combina con le stilizzazioni funerarie del mondo etrusco, riportando la memoria a quelle “origini della cavalleria medievale” nelle quali Franco Cardini ha individuato il momento di passaggio tra mondo antico e mondo moderno, il campo in cui Occidente e Oriente si sono per la prima volta incontrati, combattuti, mescolati.
L’opera è stata acquisita nella collezione del Madre nel maggio 2007.