Thomas Houseago

Thomas Houseago, Roman Mask I / Maschera romana I, 2013. Collezione Ernesto Esposito, Napoli. In comodato a Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante. | Thomas Houseago, Roman Mask I, 2013. Ernesto Esposito collection, Naples. On loan to Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Naples. Photo © Amedeo Benestante.

Thomas Houseago (Leeds, 1972) è un artista che, negli anni più recenti, ha riportato con forza il tema della scultura figurativa al centro del dibattito artistico internazionale. Dopo aver studiato nel corso dei primi anni Novanta al Central St. Martin’s College di Londra sotto la docenza di artisti come Marlene Dumas e Thomas Schütte, Houseago si trasferisce nel 2003 a Los Angeles. La sua ricerca sulla figura umana è un’esplorazione estremamente coerente della storia della scultura moderna, attraverso una ripresa energica e inventiva di alcuni dei suoi passaggi fondamentali. L’artista aggiorna la tradizione del Cubismo – soprattutto in riferimento alla meditazione di Pablo Picasso sulla scultura primitiva – mescolando riferimenti alla corrente internazionale del Ritorno all’Ordine, alla solidità delle figure di Marino Marini e alla monumentalità delle opere di Henry Moore, anch’egli originario di Leeds, del quale Houseago cita spesso la figura reclinata su un fianco.
Insieme con la ricerca sulla figura umana, altro cardine del lavoro di Houseago è la critica alla dimensione della monumentalità, che l’artista ha espresso sin dai suoi esordi attraverso la realizzazione di enormi figure con materiali come il gesso, il cemento e i tondini di ferro, che tradiscono gli stadi preparatori della scultura, ciò che normalmente non viene mostrato e che appartiene a una fase di studio privato e di instabilità strutturale. La fissità della scultura monumentale è ulteriormente messa in discussione attraverso il riferimento frequente al dinamismo della scultura di Umberto Boccioni e alla brutalità delle figure lignee, rozzamente sbozzate e dipinte che l’artista tedesco Georg Baselitz ha iniziato a produrre dalla metà degli anni Settanta, con un evidente debito nei confronti delle asperità della xilografia di Ernst Kirchner. A questo proposito il dialogo tra la dimensione della scultura e i media della pittura e del disegno è un’altra delle caratteristiche che più connotano il lavoro di Houseago, all’interno del quale spesso troviamo l’associazione tra la tridimensionalità dei materiali e la bidimensionalità del disegno espressivo.

Roman Mask I – l’opera in collezione – fa parte di una più ampia serie di sculture esposte all’interno della mostra personale tenutasi a Roma nel 2013 presso Gagosian Gallery. L’artista gioca in questo caso ancora più marcatamente sull’ambiguità tra bi- e tri-dimensionalità, tra la dimensione dell’oggetto e la sua funzione mimetica nei confronti del volto. Il sovradimensionamento di questa maschera fa sì che essa assuma un aspetto cultuale, come fosse il feticcio di un complesso intreccio di tradizioni: dalle culture tribali africane al ruolo che gli oggetti etnici hanno ricoperto all’interno delle prime avanguardie del Novecento, fino alla matrice classica evidenziata dal titolo dell’opera. È poi evidente come questa scultura richiami anche le fattezze di un teschio, conducendo quindi l’osservatore a un’ulteriore associazione visiva e tematica: quella con la tradizione della Vanitas, dell’allegoria morale sulla morte che tanta importanza ha avuto per la storia dell’arte occidentale a partire dal Seicento.

AR

Roman Mask I, 2013

Attualmente non esposta.