Privilegiando il linguaggio dell’astrazione come possibile punto di incontro tra la tradizione pittorica e la fruizione contemporanea delle immagini, Paolo Bini (Battipaglia-Salerno, 1984) conduce una ricerca sulla capacità espressiva di colore, forma e materiali, composti insieme in modo da attivare inedite risonanze emotive ed intellettive.
Dopo una residenza a Cape Town nel 2013, la sua attenzione si focalizza sul paesaggio, frammentandolo attraverso la scansione della tela in fasce orizzontali e la scelta di tonalità diverse, calde e fredde, che suggeriscono un’indagine sui luoghi filtrata attraverso diversi gradi di luminosità. Il procedimento dell’artista consiste nel dipingere ogni striscia singolarmente e nell’agire su questa grattando la superficie iniziale, così da ottenere un palinsesto visivo generato dalla discontinuità. Anche la scelta del supporto entra in tale processo quando l’artista utilizza tele dai formati circolari ed ovali per suggerire un ulteriore ampliamento della superficie attraverso lo sguardo e il campo visivo. Bini realizza inoltre installazioni site-specific dove la pittura dialoga con lo spazio che la ospita; ne sono esempio l’intervento realizzato nel 2014 al Madre, nell’ambito del contest Show_Yourself@Madre, e l’allestimento della mostra Left Behind alla Reggia di Caserta nel 2016, un percorso sviluppato nelle cinque sale delle retrostanze del Settecento dove tele e interventi pittorici dialogavano strutturalmente e percettivamente con gli ambienti affrescati e decorati del palazzo progettato da Luigi Vanvitelli.
Paesaggio con vibrazione (2016), l’opera presentata in collezione al Madre nell’ambito del progetto Per_formare una collezione, si inserisce in un momento di passaggio dalla pittura deframmentata che aveva caratterizzato le opere precedenti a una più coesa e organica organizzazione della superficie pittorica, in cui il ritmo modulare determinato dalle strisce ad andamento orizzontale si ammorbidisce, rendendo più compatte le campiture cromatiche. Punto di partenza è ancora il paesaggio, genere artistico fra i più praticati nella storia della pittura, e icona della mediterraneità. Tuttavia, non vi è in queste opere un riferimento geografico preciso quanto piuttosto una sovrapposizione di suggestioni derivanti da viaggi e osservazioni, una “geografia vissuta”, come la definisce l’artista, che è interiorizzazione dell’esperienza e dell’idea stessa di paesaggio.
Paesaggio con vibrazione, che costituisce un preludio all’opera Luoghi del sé, con cui Bini si è aggiudicato il Premio Cairo nello stesso anno, rappresenta contestualmente l’avvio di una nuova ricerca che vira verso un’esplorazione della forma in termini sempre più razionali e geometrici, con lo sconfinamento nel campo della scultura, rappresentando un momento introspettivo di riflessione sul potenziale impressionista ed espressionista del linguaggio astratto. Bini traduce in termini pittorici il pixellamento dell’immagine digitale di partenza, operando uno slittamento da un medium freddo a uno caldo ma non tralasciando di raccontare, attraverso un linguaggio antico ripensato secondo nuove coordinate, le inquietudini e le disconnessioni che caratterizzano lo sguardo e la conoscenza contemporanee.
[Alessandra Troncone]