Mafonso

Mafonso, “Tempo”, 2008. Donazione di dirartecontemporanea 2.0 gallery | Cultural Association. Collezione Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.

A partire da un peculiare interesse per la dimensione spirituale nell’arte, Mafonso (Alfonso Marino, Frattaminore, 1948) basa la sua ricerca sull’analisi del rapporto tra memoria individuale e memoria collettiva. Articolando fra loro pittura, scultura, performance, e rielaborando influssi provenienti da poesia, musica, letteratura e teatro, le opere di Mafonso di definiscono come un’autentica testimonianza storica, che diviene elemento per una lucida considerazione sull’oggi.

Dopo una ricerca condotta da autodidatta, fra la Svizzera e l’Italia, alla fine degli anni Settanta l’artista è tra i fondatori del gruppo Cosa Mentale, presentato da Maurizio Fagiolo Dell’Arco alla galleria romana Architettura Arte Moderna. In quegli anni frequenta gli artisti della Pop Art italiana, quali Franco Angeli, Tano Festa e Mario Schifano, con cui stabilisce un costante confronto intellettuale. “Attento indagatore e partecipatore del proprio tempo” (Laura Cherubini), Mafonso dà evidenza al suo nomadismo intellettuale operando su temi e forme che esplorano il mitico primordiale, l’estetico classico, il post-futuro, oggetto di opere – Mitologie del presente, Krakatoa, Le Lune di Arqa, Make-Make, Isole di Tempo, Tribù in Esodo, Nevicate Acide, Vanno Tutti verso il Nulla e Non Plus Ultra – esposte in istituzioni quali il Musée Municipal di Saint-Paul de Vence, il Grand Palais e il Centre Pompidou di Parigi, e spesso riproposte dalla Galleria d2.0-Box, supporto fisico  di dirartecontemporanea | 2.0 gallery.

Leggibile quale ipotetica archeologia del presente, in cui l’ampio registro espressivo determina un segno complesso, articolato e simbolico, Tempo, l’installazione entrata a far parte della collezione del Madre nell’ambito del progetto Per_formare una collezione. Per un archivio dell’arte in Campania, contiene gli indicatori di tre opere di diverse datazioni e cicli: Make Make, del 1988, Dimore di tutto ciò che è divinissimo e santissimo, del 2006, e una struttura in legno verniciato, datata 2008. L’artista ri-semantizza quelle stesse indicazioni per dar forma a un nuovo e articolato dataset, le cui variabili, “elementi universali e  permanenti” della sua scrittura espressiva, interrogano il passato per cogliere le oscillazioni e le traiettorie degli scenari sociali e politici attuali.

Attraverso la relazione fra gli intagli scultorei e la modulazione dei segni pittorici, Tempo (“pneuma misterico, mentale e non misurabile dall’umana genie”, come dichiara l’artista), decontestualizza i simulacri di una contemporaneità ferita dando luogo ad un’ atmosfera in cui natura e cultura, storia e memoria, si incontrano per mostrare la fragilità della vita, la finitudine delle cose stesse, l’affanno effimero del tempo presente, senza cedere alla tentazione di fornire risposte, ma lasciando problematicamente varchi volontariamente aperti.

Loredana Troise

Tempo, 2008

Attualmente non esposta

Installazione ambientale composta da: “Make-Make”, 1988, “Dimore di tutto ciò che è divinissimo e santissimo”, 2006, parallelepipedo in truciolare e tempera acrilico. Donazione di dirartecontemporanea 2.0 gallery | Cultural Association. Collezione Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.