Pioniere delle forme di espressione legate al corpo e alla performance, Luigi Ontani (Vergato, 1943) persegue coerentemente, da oltre quarant’anni, una strategia narcisisticamente auto-rappresentativa, che porta l’artista ad identificare la propria immagine con la sua composita ricerca, rendendola l’emanazione diretta di tutte le storie da essa generate e ad essa potenzialmente ascrivibili, in una sintesi destabilizzante fra arte e vita, un unicum nel panorama artistico contemporaneo.
La ricerca di Ontani oscilla tra una pratica dell’arte intesa come trasgressione interpretativa e la sua rappresentazione enfaticamente estetizzata, che emerge dall’ibridazione di motivi e linguaggi eterogenei, espressi attraverso una pluralità di mezzi, in cui si fondono presente e passato, memorie personali e citazioni universali, complessità del mito e tradizioni popolari, cultura e iconografia orientale e storia dell’arte occidentale, sacralità e profano; stimoli diversi, convergono in un immaginario seducente e ludico, che si concede ad un sapiente e divertito dominio dell’espressione decorativa. Audace trasformista, Ontani diviene in questo modo il protagonista, attraverso continue metamorfosi e accostamenti, di un insieme potenzialmente infinito di narrazioni, in un gioco inebriante di richiami e rispecchiamenti. Un’attitudine spregiudicatamente combinatoria impone a vicende e personaggi sottili variazioni e spiazzamenti figurali, che investono persino i titoli delle sue opere, nel loro significato ambiguo e polivalente, dalle prime foto acquarellate degli anni Settanta ai successivi tableau vivant, alle più recenti gigantografie lenticolari: Déjeuner sur l’art (1969), NarcisOnfalONANallaSORGENTEdelNIENTE (1970), Alberi l’ontani (1975), San Luca vergineo pittore guercino (1975), Tulipano nell’ANO (1980), LedaSwanSiaM (1993), Dante Grillo Poliglotta (1998- 2000), CignoLedoDIOscuri (2007), sono solo alcune delle molteplici reincarnazioni ontaniane.
Gladioli tentazioni (1972) è uno dei primi tableau vivant realizzato dall’artista, una stampa fotografica a colori a grandezza naturale. Sono gli anni in cui Ontani inizia il suo viaggio metaforico all’interno di tutte le identità possibili, confrontandosi principalmente con una serie di referenti cari alla mitologia e alla storia dell’arte, come i famosi d’après da Guido Reni (San Sebastiano, Ippomeneo, San Giovannino).
Il titolo dell’opera in collezione, gioca con la simbologia legata al gladiolo, fiore il cui nome deriva dal latino gladiolum, “piccola spada”, per la morfologia delle sue foglie, sottili e allungate, somigliante all’arma utilizzata dai legionari romani: il “gladio”. È probabilmente per assonanza con l’etimologia, che regalare fiori di gladiolo equivale a dichiarare di essere stati colpiti, sebbene in maniera ambivalente: feriti oppure trafitti al cuore da un’insopprimibile infatuazione. Ed è a quest’ultima accezione che l’artista sembra voler ironicamente alludere, emergendo dall’oscurità, bloccato in una posizione di contrappunto, le pudenda occultate da un fascio di gladioli, pronto ad essere brandito, per mostrare l’artista, finalmente, in tutta la sua eroica nudità.
Ontani ha una lunga frequentazione con la città di Napoli, che risale alla sua prima mostra alla Modern Art Agency, Pulcinella, (1974). La maschera napoletana torna protagonista in Spulcinellando, Sguazzando, Scugnizzando (2003), un mosaico che l’artista realizza per la stazione Materdei di Napoli. In anni più recenti, una serie di opere, per lo più sculture di ceramica, gli ibridoli, dialogano con gli spazi suggestivi degli appartamenti storici del Museo Nazionale di Capodimonte, CapoDioMonte (2010), mentre nel 2013 l’artista interviene nelle sale del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
[Eugenio Viola]