Luciano Fabro

Luciano Fabro, Il cielo di Gennaro, 2005 (dettaglio). Courtesy l’artista e Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.

Uno dei principali esponenti dell’Arte Povera, Fabro è sempre attento alla sperimentazione di nuove iconografie e materiali per stimolare nel pubblico nuovi coinvolgimenti percettivi in relazione allo spazio, con una particolare attenzione alle tecniche artigianali, come per esempio quando tra il 1963 ed il 1965 Fabro realizza alcune opere in vetro, in parte specchiato e in parte trasparente, ed altre in leggeri tubolari di metallo che evidenziano forme e materiali come semplici veicoli luminosi e dinamici. Azioni assai comuni come la misura del diametro di una stoffa che è stato bucata o la pulizia del pavimento e successiva copertura con dei giornali diventano opere d”arte a cui segue addirittura un certificato di autenticità. Scolpisce poi la serie de I Piedi che riprende in varie forme utilizzando le tecniche artigianali di lavorazione del marmo, del bronzo e dei tessuti. Verso la fine degli anni Novanta, cominciano ad apparire una serie di teorie e di mostre sul concetto d’immagine allo stato originario che conducono alla realizzazione di opere pubbliche sull’iconografia civile, urbana, naturale e religiosa. L’assidua riflessione compiuta sulla forma prosegue nell’opera concepita per il Madre, per la quale l’artista produce anche un testo, esposto nella sala come manifesto, a cui il pubblico può attingere per l’interpretazione, senza alcun intento didascalico, come ulteriore stimolo percettivo.

Il cielo di Gennaro, 2005

(dettaglio)

Courtesy l'artista e Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.

Il cielo di Gennaro, 2005

(dettaglio)

Courtesy l'artista e Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.

Il cielo di Gennaro, 2005

(dettaglio)

Courtesy l'artista e Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.