Carter

Carter, “Trasformato Due Volte”, 2012. Collezione Ettore Rosetta. Courtesy Galleria Annarumma, Napoli. In comodato a Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante. | Carter, “Trasformato Due Volte”, 2012. Ettore Rosetta collection. Courtesy Galleria Annarumma, Napoli. On loan to Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Photo © Amedeo Benestante.

Carter (Norwich, 1970) è un artista eclettico, la cui pratica eterogenea spazia dal disegno alla pittura, dalla scultura alla fotografia e al video, media diversi che convergono nella messa in questione dell’identità, uno dei temi fondanti la ricerca dell’artista americano sin dal suo nome: Carter è in realtà il cognome dell’artista, ma potrebbe anche essere, nella sua sintesi, un nome d’arte, uno pseudonimo atto a generare confusione ed ambiguità. La produzione filmica di Carter è da considerare direttamente connessa al suo lavoro da studio, in un continuum tematico e intermediale.

Erased James Franco (2008) è il suo primo lungometraggio, di cui è protagonista l’attore americano che da il titolo al film stesso, impegnato a reinterpretare ogni singola scena cinematografica e apparizione televisiva dall’inizio della sua carriera. Il film è un omaggio a Erased de Kooning di Robert Rauschenberg (1953), realizzato dall’artista dopo aver convinto de Kooning a donargli un disegno che poteva cancellare e rifare come proprio. Carter chiede a Franco di lasciare, nella sua reinterpretazione, solo la memoria, l’essenza dell’atto creativo, analogamente a Rauschenberg nell’atto di cancellare e ricreare il disegno di de Kooning. Maladies (2010) invece, indaga il senso di sconfitta e alienazione di due artisti (interpretati da Catherine Keener e, ancora, James Franco), che si confrontano con la rigida America degli anni Sessanta: se la prima è travolta da un ripensamento della propria identità di genere, il secondo è alle prese con una malattia indeterminata, mentre la loro condizione di artisti li trasforma in vittime, le cui opere sono sempre lasciate, loro malgrado, incompiute, invischiate nei tormenti esistenziali dei due creatori. Nella produzione pittorica, Carter ibrida riferimenti molteplici, articolati in una calibrata complessità formale: su tutti Pop Art, Art Deco ed Espressionismo Astratto. Le sue tele polimateriche denotano l’interesse dell’artista per la ritrattistica, mentre l’utilizzo del tessuto come materiale diretto di costruzione si antropomorfizza, evocando lacerti di corpi: bocche galleggianti e orbite circolari, cucite accuratamente. I materiali scelti – abiti, tovaglie, lenzuola e altri prodotti tessili – sono intrinsecamente legati alla vita quotidiana.

Nell’opera in collezione, Trasformato Due Volte (2012), che appartiene alla serie Janus travestito presentata presso la Galleria Annarumma di Napoli, due maschere umane dominano paesaggi semi-figurativi che combinano penna, pittura e inchiostro con elementi di collage. Materiali diversi, la cui consistenza stratificata dona al dipinto un aspetto quasi scultoreo. Il titolo fa riferimento al tema della maschera e del mascheramento, ancora legato al tema dell’identità e a Giano, il dio a due facce che guarda sia al futuro sia al passato, colui che nella mitologia antica presiede tutti gli inizi e le transizioni, astratte e concrete, sacre e profane. Una divinità che nella poetica dell’artista diviene l’emblema di un’identità in transito, di un doppio ego, forse di un doppio genere.

[Eugenio Viola]

Trasformato Due Volte, 2012

Attualmente non esposta.

Carter, "Trasformato Due Volte", 2012. Collezione Ettore Rosetta. Courtesy Galleria Annarumma, Napoli. In comodato a Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante. | Carter, "Trasformato Due Volte", 2012. Ettore Rosetta collection. Courtesy Galleria Annarumma, Napoli. On loan to Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Photo © Amedeo Benestante.