Il Madre, museo d’arte contemporanea della Regione Campania, presenta la mostra Armando De Stefano Nulla dies sine linea, un omaggio al Maestro napoletano ad un anno dalla scomparsa, a cura di Olga Scotto di Vettimo.
Oltre 80 opere in mostra – prevalentemente carte – che rappresentano la selezione di un più ampio corpus di lavori datati tra il 2012 e il 2020 e testimoniano una creatività sempre attuale, che reinventa e ripensa il disegno e la figurazione, confermando l’urgenza vitale, estrema e incondizionata per De Stefano di affidarsi all’esercizio ininterrotto della mano, del segno e del colore, nonché l’indiscussa centralità del disegno in tutta la sua opera pittorica.
“Abbiamo ritenuto importante dedicare una mostra ad un artista legato indissolubilmente alla nostra città – dichiara Angela Tecce, Presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee -. Pittore sensibile e potente, docente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove si era formato alla scuola di Emilio Notte, Armando De Stefano è stato un punto di riferimento per l’arte a Napoli. Per questo abbiamo scelto di ricordarlo così, nel museo dove già in passato le sue opere erano state esposte, ma stavolta attraverso i suoi lavori più recenti, testimonianza della sua inesausta ricerca”.
Nello stesso periodo in cui al Madre saranno esposte le sue opere recenti, verranno organizzati alcuni appuntamenti mirati per ricostruire le tante testimonianze pubbliche che De Stefano ha lasciato in città: dal Museo del Novecento a Castel Sant’Elmo al Museo e Real Bosco di Capodimonte, dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici al Rettorato dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, dal Conservatorio di San Pietro a Majella all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Luoghi a cui aggiungere Vico Equense, di cui era cittadino onorario, con opere divise fra sedi civiche e chiese del territorio, e infine Piano di Sorrento, con i due grandi lavori sistemati alle spalle della sala del Consiglio Comunale.
La mostra è inoltre accompagnata da un catalogo edito da artem, che include presentazioni di Angela Tecce e Kathryn Weir, Direttrice artistica del museo Madre, e testi di Olga Scotto di Vettimo, Giancristiano Desiderio, Mario Franco, Marco Di Capua, Giovanna Cassese, Stefano de Stefano, realizzato anche con il contributo di Engel&Volkers, sede di Napoli.
L’espressione Nulla dies sine linea, attribuita ad Apelle da Plinio il Vecchio nel Naturalis historia, si riferisce all’esercizio quotidiano e costante del pittore greco del IV secolo a.C., la cui abilità nel disegno resta ancora oggi esemplificativa di un’attività che richiede metodica dedizione e rigoroso impegno. In tal senso, affermare che Armando De Stefano (Napoli 1926-2021) non abbia trascorso nessun giorno senza tirare una linea non è da intendersi come trasposizione forzata di un motto antico riferito alle intenzioni dell’artista napoletano, ma quale riconoscimento oggettivo della sua totale e assoluta dedizione all’arte, come testimonia il variegato e nutrito catalogo di opere realizzato in oltre 70 anni di attività e arricchito fino a poco prima della sua scomparsa. D’altra parte, lo stesso De Stefano era solito ripetere quell’espressione pliniana, che incarna l’inestricabile intreccio tra arte e vita di alcuni vissuti artistici e biografici, riconoscendosi in essa e facendola sua per descrivere il senso del proprio impegno e della propria passione, tanto da sceglierla come titolo per una mostra di opere recenti che aveva in progetto di presentare al museo Madre.
Questa esposizione vuole così dare seguito a tali intenzioni, in omaggio a una figura seminale dell’arte a Napoli e in Italia dal secondo dopoguerra e a un indimenticato Maestro di diverse generazioni di artisti, che tra 1950 e il 1992 si sono formati sul suo insegnamento di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Un vasto repertorio di verità abita questi lavori a grafite e a tempera, trasmutandosi in alcuni temi ricorrenti nelle opere dell’artista: il mito (Apollo, Dafne, Medusa, Giano), le allegorie (la Morte, le Maschere, la Spia, gli Spaventapasseri) e la Storia, qui intesa non solo come grande racconto universale, ma anche come narrazione più intima e privata – l’amata Massalubrense o il terremoto del 22 dell’agosto 2017 a Casamicciola – si personificano in immagini trasfigurate, che incarnano le angosce, i timori, le passioni di ideali traditi, la vita nella sua impietosa crudezza. I volti ritratti da De Stefano sembrano appartenere a un’umanità nota, da sempre esistita, terribilmente prossima, familiare. Sintesi colta tra letteratura, musica, pittura e strada, le sue opere sono popolate da figure che rifuggono gli intellettualismi e si votano alla vita, raccontando un tempo sempre presente, segnato dalle tensioni della Storia, nonché dall’incessante – e per De Stefano irrisolta – opposizione tra natura e cultura (Terra infetta).
Le istanze etiche e l’impegno sociale, costanti imprescindibili della sua produzione, sono tradotti attraverso una lettura raffinata, culturalmente elevata, certamente porosa, ma al tempo stesso critica nei confronti delle mode o dei modelli formali predominanti, come esemplificano gli orientamenti della sua ricerca. Con autonomia di pensiero, De Stefano attraversa i grafismi picassiani ed espressionisti; si addentra nella poetica neorealista ispirandosi al territorio e alle sue tematiche sociali; si concede esplosioni di libertà gestuali rendendo tormentata e densa la materia pittorica, deformata o rarefatta la figura, senza mai abbandonarsi a un autentico sconfinamento informale; realizza grandi cicli tematici, pittorici e grafici, intrisi di impegno civile, di cui protagonista assoluta è l’umanità, che assurgono a monito della reiterata e ottusa ripetizione di violenze e di soprusi, di ribellioni e di riscatti che la Storia ripropone; esplora un mondo fantastico, come sfuggito ai luoghi oscuri dell’inconscio, gremito di figure umane, animali e insetti metallici; perviene a una crescente sintesi formale ancora indiscussamente fondata sulla centralità strutturale del disegno.
Chiude il percorso esposito il video di Mario Franco Armando De Stefano (2022), che testimonia l’intervento disegnato nel 2011 dall’artista su una parete del Museo Madre in occasione della mostra personale L’Urlo del Sud, curata dallo stesso Franco. Le immagini del lavoro sono intervallate, inoltre, da un’intervista a De Stefano, preziosa testimonianza del suo percorso e della sua ricerca.