Cesare Accetta

Cesare Accetta, In Luce, 2015 (Toni Servillo). Courtesy l’artista

Tre proiezioni video su cui scorrono più di cinquanta volti di attori, attrici, registi e personaggi del mondo dello spettacolo, insieme ad altri della vita professionale e privata di Cesare Accetta, uno dei più importanti fotografi e lighting designer italiani, la cui ricerca unisce fra loro le dimensioni del teatro (di prosa e d’opera), del cinema e dell’arte. E’ questa l’opera In Luce, a cura di Maria Savarese, entrata a far parte della collezione del Madre nell’ambito del progetto Per_formare una collezione: per un archivio dell’arte in Campania, dedicato nel 2016 alla formazione progressiva della collezione museale, con particolare riferimento alle pratiche dell’archivio e alla funzione del museo quale centro di produzione e diffusione di queste pratiche. Confermando la natura di narrazione performativa, agita nello spazio delle relazioni e mutevole nel corso del tempo, e quindi condivisa e comunitaria, dialogica e collettiva, della collezione del museo campano d’arte contemporanea, il progetto è rivolto a esplorare, sostenere, documentare e mettere “in scena” energie anche non ortodosse, sconfinamenti linguistici, disciplinari e metodologici che ricostruiscano, nel presente della collezione museale, l’ampia articolazione e l’intrinseco dinamismo degli scenari culturali intorno a cui, e al cui servizio, il museo opera quale archivio e catalizzatore.

In Luce
, dedicato a Oreste Zevola (1954-2014), è un lavoro che affida il suo farsi alla “rivelazione”: dall’epifania dell’immagine fino all’esautorazione del suo stesso disfarsi, in un carico di stupore che sorprende e, inevitabilmente, si riporta al senso più profondo del fenomeno della vita nella sua relazione col tempo. Un progetto che si pone come il primo capitolo di un catalogo proiettato sul tempo a venire, dedicato all’umano nell’infinita varietà dei tratti e degli atteggiamenti, senza una dichiarata intenzione di analisi di matrice antropologica o psicanalitica, sebbene sia evidente che gli ambiti dell’attenzione e dell’interesse non siano così schematicamente separati. Un pensiero che procede dallo sguardo e in esso si sofferma, per ulteriori approfondimenti. Come nel complessivo percorso di ricerca di Cesare Accetta, anche nell’opera In Luce è fondamentale la relazione con la luce, con la visione che si pone sull’oggetto, luogo dell’esperienza. Ma sono evidenti, e particolarmente significativi, anche alcuni spostamenti di prospettiva e di esposizione che svelano un percorso rivolto verso un campo d’indagine dedicato all’umano, nella più intensa ed avvertita rappresentazione-interpretazione dell’elemento “corpo”: ora è il volto il luogo offerto all’azione. In Luce percorre infatti la superficie del viso svelando tracce di evidente intimità, in gran parte sconosciute al soggetto stesso invitato ad essere l’oggettosoggetto dell’indagine. È il soffermarsi dell’autore in un viaggio intrapreso da lontano, uno zoom su un paesaggio frequentemente attraversato, magari il desiderio di guardare più dentro. La luce è strumento inquieto, duttile si concede con sottrazione o accrescimento, e incide di risonanze molteplici il “corpo”, fatto oggetto inconsapevole, ma anche territorio dinamico per esplorazioni imprevedibili: il procedimento tecnico è banale, eppure insidioso; come nell’uso di ogni tecnica che si possiede si avanza sul limite e ai fianchi del crinale c’è il vuoto.

Elenco dei 55 “volti” di In Luce: Valentina Acca, Laura Angiulli, Annapaola Brancia D’Apricena, Simona Barattolo, Mimmo Basso, Sonia Bergamasco, Alessandra Bertucci, Monica Biancardi, Maurizio Bizzi, Mimmo Borrelli, Silvia Calderoni, Salvatore Cantalupo, Carlo Cerciello, Antonello Cossia, Angelo Curti, Alessandra D’Elia, Lavinia D’Elia, Marita D’Elia, Antonietta De Lillo, Pippo Del Bono, Cristina Donadio, Fabio Donato, Patrizio Esposito, Lino Fiorito, Maurizio Fiume, Marco Ghidelli, Fabrizio Gifuni, Simona Infante, Valbona Malaj, Stefania Maraucci, Antonio Marfella, Mario Martone, Laura Micciarelli, Enzo Moscato, Mimmo Paladino, Lorenza Pensato, Paola Potena, Andrea Renzi, Giulia Renzi, Carlo Rizzelli, Giuseppe Russo, Lucio Sabatino, Federica Sandrini, Francesco Saponaro, Maria Savarese, Antonello Scotti, Pierpaolo Sepe, Lello Serao, Toni Servillo, Rosario Squillace, Tonino Taiuti, Sonia Totaro, Marianna Troise, Imma Villa, Chiara Vitiello.

Fin dagli anni Settanta Cesare Accetta (Napoli, 1954) intreccia la personale sperimentazione fotografica con il teatro di ricerca, a Napoli e in Italia. Collabora come fotografo di scena per il Teatro Instabile di Napoli e, per circa venti anni, con vari gruppi di avanguardia tra cui Falso Movimento di Mario Martone, Teatro dei Mutamenti di Antonio Neiwiller, Teatro Studio di Caserta di Toni Servillo, Teatro di Laura Angiulli e Club Teatro di Remondi e Caporossi. Dalla seconda metà degli anni Ottanta iniziano le sue collaborazioni anche con il cinema: nel 1992 per il film Morte di un matematico napoletano (1992) di Mario Martone, con cui lavora ancora nel 1995 per L’amore molesto. Successivamente la sua ricerca lo conduce alla progettazione e realizzazione del disegno delle luci (“lighting designer”) di spettacoli teatrali (a partire da L’uomo, la bestia e la virtù, diretto da Laura Angiulli, 1995) e alla direzione della fotografia in ambito cinematografico e video (I racconti di Vittoria, diretto da Antonietta De Lillo, 1995). Cura inoltre la fotografia delle riprese televisive degli spettacoli seguiti come light designer, tra cui: Delirio amoroso (regia di Silvio Soldini) e Luparella (regia di Giuseppe Bertolucci). La mostra personale al PAN | Palazzo delle Arti Napoli Dietro gli occhi, a cura di Maria Savarese – che prende il titolo dall’omonima performance da lui ideata con Alessandra D’Elia e Andrea Renzi, e musiche dei Bisca (Galleria Toledo, Napoli, 1992) – racconta vent’anni di teatro di ricerca a Napoli attraverso fotografie e video tratti dal suo archivio, dal 1976 (Incontro Situazione 76, Teatro San Ferdinando, al 1996. Nel 2010 il Museo di Capodimonte presenta la mostra personale 03-010, titolo che si riferisce ai due anni, il 2003 e il 2010, in cui sono stati realizzati i tre lavori esposti, che riprendono sempre lo stesso soggetto, l’attrice Alessandra D’Elia, e sono costuita sule tre coordinate di luce, corpo, colore. Cura come lighting designer anche l’allestimento di mostre (Diego Velázquez al Museo di Capodimonte; Julian Schanbel alla Mostra d’Oltremare; Grande Opera Italiana a Castel Sant’Elmo; riallestimento alla Reggia di Caserta nel 2004 di Terrae Motus, oltre alle diverse mostre dedicate a Mimmo Paladino, con cui collabora anche in occasione del lungometraggo del 2006 Qujote e del cortometraggio del 2013 Labyrinthus), nonché di concerti e opere liriche (Royal Opera House di Londra, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Nacional de São Carlos di Lisbona, Rossini Opera Festival di Pesaro, Teatro Carlo Felice di Genova, Teatro Comunale di Modena, Teatro Ponchielli di Cremona, Festival Pucciniano). Tra i numerosi riconoscimenti che sono stati conferiti a Accetta come direttore della fotografia per il cinema, fra cui la Grolla d’oro nel 2001, per Chimera (regia di Pappi Corsicato), l’Esposimetro d’oro nel 2002 per L’inverno (regia di Nina Di Majo), Ciak d’oro e Globo d’oro nel 2005 per Il resto di niente (regia di Antonietta De Lillo). Nel 2014 vince il premio ANCT (Associazione nazionale critici teatrali) come lighting designer per il teatro.