Francesco Arena

Francesco Arena, “Passo doppio”, 2016. Collezione Ernesto Esposito, Napoli. In comodato a Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.

Francesco Arena (Torre Santa Susanna – Brindisi, 1978) s’interroga sul peso della storia e della memoria contemporanea nella costruzione del presente, in una ricerca che viene fisicamente impressa nelle sue sculture per restare viva, testimonianza di un racconto da condividere. La materia viene sempre plasmata salvaguardando le sue proprietà intrinseche ma associandola alla necessità di veicolare un pensiero, o un evento specifico metaforicamente sintetizzato nella forma scultorea. Se nel peso e nelle dimensioni delle sue sculture Arena usa spesso il proprio corpo come unità di misura è perché nella sua pratica è centrale il rapporto di reciproca implicazione tra l’opera e l’essere umano (inteso sia come suo autore che come suo spettatore) e fondamentale la consapevolezza che la storia è fatta dagli esseri umani, che vivono attivamente o passivamente un dato momento e che possono intervenire nella formazione, nella comprensione e nella consequenzialità di una serie di fenomeni.

L’avvio di questa riflessione al contempo plastica e politica avviene nel 2004, quando l’artista ricrea in scala 1:1 l’appartamento in cui Aldo Moro viene imprigionato dalle Brigate Rosse a partire dal 16 maggio 1978 (3,24 mq, dimensione esatta della cella in cui era recluso). Tra il 2007 e il 2008 l’artista ha realizzato con materiali diversi, dal ferro all’argilla, dagli oggetti di recupero a frammenti di altre sculture, una serie di supporti per falci e martelli reali, quindi realizzando fisicamente il simbolo del comunismo. A partire dal 2009 la sua ricerca si focalizza anche sulla vicende afferenti alla morte del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, ingiustamente accusato della strage di Piazza Fontana (Milano, 1969), «innocente tragicamente morto…».

Le tre opere entrate in collezione al Madre nell’ambito del progetto Per_formare una collezione, che si disperdono collocandosi in sale differenti, sono costituite da barre di bronzo lucidato a specchio intitolate Passo, Passo doppio, Passo triplo (2016). I numeri incisi su ciascuna delle barre – i cui segmenti corrispondono alla lunghezza di un passo dell’artista – devono essere moltiplicati per la dimensione di ognuna. Su Passo, su cui è inciso il numero “x 250.000”, la moltiplicazione genera la distanza tra la stazione di Budapest e il confine Austriaco percorsa da 3000 migranti siriani nel 2015. Su Passo doppio, con due barre a formare un angolo retto, è inciso: “x 2.130.691” e “x 1.215.720”, e il risultato di ciascuna moltiplicazione genera la distanza che separa Bodrum dal confine austriaco e la distanza che separa Bodrum dal confine siriano, mentre il totale di queste due distanze indica quella percorsa dai profughi siriani per raggiungere l’Europa. In Passo triplo le tre lastre formano una T e nel punto di congiunzione è inciso: “x 482.588”, “x 456.514” e “x 1.151.103”: moltiplicando questi numeri si ottiene prima la distanza che separa Monaco dal confine italiano, poi la distanza tra Monaco e il confine francese, infine quella tra Monaco e la Svezia, considerando Monaco quale luogo di smistamento dei migranti tra il nord e il sud dell’Europa.

[Anna Cuomo]

Passo, 2016

Attualmente non esposta

Collezione Claudio Esposito, Napoli. In comodato a Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.

Passo doppio, 2016

Attualmente non esposta

Collezione Ernesto Esposito, Napoli. In comodato a Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.

Passo triplo, 2016

Attualmente non esposta

Collezione privata, Napoli. In comodato a Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.

Veduta dell'allestimento, nell'ambito di "Per_formare una collezione. The Show Must Go_ON

Courtesy Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.