KAYA & Kerstin Brätsch

KAYA, “KAYA’s House”, 2015-in progress. Courtesy gli artisti. Foto © Amedeo Benestante.

Kerstin Brätsch (Amburgo, 1979) include nella sua ricerca basata sullo studio della storia dell’arte antica e moderna pratiche differenti, per giungere ad un’interpretazione della pittura in chiave punk-rock. Alcune tra le sue opere, principalmente costituite da dipinti su carta, superfici in poliestere o pellicole di resina, vengono realizzate con un processo che prevede l’immersione del supporto in bagni di colla in cui viene versato e mescolato il colore. L’opera si forma così in maniera randomica, generando una serie di pezzi unici dai colori sgargianti e con un effetto marmoreo. In altre opere l’artista utilizza le tecnologie digitali per far emergere immagini astratte che distorcono il reale in chiave estetizzante. Ulteriore caratteristica della sua pratica è il continuo coinvolgimento e la collaborazione con altri artisti, che conduce alla realizzazione di opere ibride, oscillanti tra pittura, scultura, installazione, design e performance. Mostre personali le sono state dedicate dalle principali istituzioni internazionali, tra cui: Museum Brandhorst, Monaco di Baviera (2017); Serpentine Gallery, Londra (2016); Kölnischer Kunstverein, Colonia (2011, con DAS INSTITUT); Kunsthalle Zurich, Zurigo (2011, con Adele Röder). Ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia (2011, come DAS INSTITUT).

Dal 2010 Kerstin Brätsch collabora con lo scultore Debo Eilers sotto lo pseudonimo di KAYA, descrizione di una pratica artistica concepita come spazio-tempo aperto e performativo, condivisa tra Brätsch, Eilers e Kaya Serene, figlia di amici di infanzia di Eilers e fonte di ispirazione dello pseudonimo: Kaya Serene, collaboratrice e cocreatrice, è l’elemento terzo che consente l’ibridazione tra le pratiche di Brätsch e Eilers, in una continua trasformazione e trasgressione reciproca.

KAYA’s House (“Casa di KAYA”, 2015) è l’opera esemplare della pratica del collettivo: un organismo in costante evoluzione di carattere performativo. Dopo essere stata installata la prima volta presso il Paramount Ranch nella California meridionale, la casa è stata esposta presso il Brandhorst Museum di Monaco di Baviera, dove gli studenti dell’Accademia d’Arte locale hanno contribuito alla sua ulteriore trasformazione. La casa di KAYA giunge infine al Madre, per entrare a far parte della collezione del museo nell’ambito del porogetto Per_formare una collezione, dopo essere stata utilizzata come palcoscenico, vero e proprio spazio-tempo di confronto e produzione, per le attività del workshop KAYA NAPOLI, ospitato prima dell’apertura al pubblico dell’opera. Le attività del workshop hanno compreso l’installazione graduale e l’ulteriore piastrellatura della “Camera di KAYA”, ma anche la creazione di ulteriori opere d’arte realizzate dai partecipanti al workshop, costituiti da alcuni studenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e dagli studenti del corso accademico dell’artista a Monaco di Baviera. Contravvenendo inoltre a una logica istituzionale rigida, la presentazione delle opere create all’interno dello spazio del museo durante il workshop si è svolta nell’ambiente privato di Casa Morra-Archivio D’Arte Contemporanea, a seguito di una “processione” delle opere e degli artisti che ha attraversato i siti storici della città di Napoli per giungere dal museo Madre alle sede espositiva finale, rafforzando lo spirito performativo, in progress ed inclusivo dell’opera stessa e della pratica artistica di Brätsch.

Anna Cuomo

KAYA’s House, 2015-in progress

Attualmente non esposta

Veduta dell'allestimento al Madre, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.

KAYA’s House, 2015-in progress

Attualmente non esposta

Veduta dell'allestimento al Madre, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.