Per il Madre il coreografo Gennaro Cimmino e l’artista Franco Silvestro firmano la performance originale Dennis with Flowers, ispirata all’opera di Robert Mapplethorpe Dennis Speight with flowers (1983).
Terzo piano
Al Madre la retrospettiva Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra / Choreography for an Exhibition, a cura di Laura Valente e Andrea Viliani, dedicata a uno dei più grandi fotografi del XX secolo.
Coreografia per una mostra / Choreography for an Exhibition si concentra in modo inedito sull’intima matrice performativa della pratica fotografica di Mapplethorpe, sviluppata, nel concetto e nella struttura di questa mostra, come un possibile confronto fra l’azione del “fotografare” in studio (nell’implicazione autore / soggetto / spettatore) e del “performare” sulla scena (nell’analoga implicazione performer / coreografo / pubblico).
Questa “coreografia” espositiva si articola in tre sezioni fra loro connesse. All’inizio un’Ouverture, nella sala d’ingresso e nelle due sale attigue, che ridisegnano lo spazio-tempo del museo infondendogli un’ispirazione teatrale, tesa nel gioco di sguardi fra le due “muse” mapplethorpiane, femminile e maschile, Patti Smith e Samuel Wagstaff Jr.
A seguire, nelle cinque sale iniziali e nelle sei sale finali (prima sezione), il pubblico è introdotto direttamente sul palcoscenico di questo “allestimento per immagini” – fra ballerini, atleti, body-builders, modelle e modelli – esplorando la performatività del soggetto fotografato, che Mapplethorpe riprendeva con un’accurata preparazione nel suo studio.
Le due sale che precedono e seguono la sala centrale (seconda sezione) portano il pubblico in una potenziale platea, analizzando il ruolo del visitatore e il suo desiderio ritrovato nello sguardo di decine di ritratti che, nel loro complesso, non solo ci restituiscono uno straordinario diario personale della vita, degli affetti, amicizie, incontri, collaborazioni e commissioni dell’artista, ma al contempo ricostruiscono, fra dimensione privata e sfera pubblica, un affresco collettivo della società newyorkese e del jet-set internazionale fra gli anni Settanta e Ottanta del XX secolo. Tra i volti di questa platea “viva”: John Mc Kendry (1975); Arnold Schwarzenegger, Philip Glass con Robert Wilson e David Hockney con Henry Geldzalher (1976); Deborah Harry (1978); Carolina Herrera (1979); Francesca Thyssen (1981); Louise Bourgeois e il gallerista della Pop Art Leo Castelli (1982); Doris Saatchi, Andy Warhol, Francesco Clemente e Lucio Amelio (1983); Susan Sontag (1984); Norman Mailer (1985), Louise Nevelson (1986), Laurie Anderson (1987); oltre alle immagini di ballerini e coreografi come Lucinda Childs, Gregory Hines, Bill T. Jones, Molissa Fenley e i danzatori dell’NYC Ballet.
La sala centrale (terza sezione) – dominata da un tappeto rosso per danzatori e da una sequenza di autoritratti di Mapplethorpe – si trasforma in un vero e proprio teatro tridimensionale, in cui, congiungendo fra loro tutti i temi della mostra, la performatività diviene coreografia contemporanea e attuale, con al centro lo stesso artista.
Integrano questa sezione, come due spazi di retro-scena, due sale attigue alla sala centrale: l’(Un)Dressing Room, un vero camerino allestito, dove i performer si scaldano prima dell’esibizione, che ospita alcune immagini che ci introducono nella dinamica dello studio dell’artista, e la X(Dark) Room (vietata ai minori), in cui sono esposte le opere più “segrete ed estreme” a soggetto erotico, fra cui una selezione del famoso Portfolio X.
I vari soggetti di Mapplethorpe, anche i più controversi come le immagini S&M del Portfolio X, sono protagonisti di una messa in scena che rivela continui e sofisticati richiami alla storia dell’arte, in cui evocano archetipi e soggetti universali. Le riprese fotografiche avvenivano, del resto, prevalentemente nell’intimità dello studio di Mapplethorpe, dove l’artista predisponeva accuratamente sfondi ed elementi scenografici, insieme a un rigoroso disegno luci, per astrarre in un “tempo senza tempo” il soggetto fotografato.
Robert Mapplethorpe nasce il 4 novembre 1946 a New York, in una famiglia cattolica osservante di origini irlandesi. La sua formazione avviene negli anni delle proteste contro la guerra nel Vietnam e nel contesto delle rivolte studentesche e dei movimenti per i diritti civili e di autocoscienza femminista e omosessuale.
Nel 1967 conosce la giovane poetessa Patti Smith, che diverrà uno dei soggetti da lui più fotografati fra il 1970 e il 1973. Anche grazie all’incoraggiamento ricevuto dal curatore della sezione fotografica del MoMA, John McKendry, dal 1970 inizia a sperimentare l’utilizzo della Polaroid. Nel 1972 conosce il collezionista e curatore Samuel Wagstaff Jr., che nel 1975 gli regala la sua prima macchina fotografica Hasselblad e che contribuirà in modo sostanziale all’affermazione dell’artista.
Nel 1973 si tiene la sua prima mostra personale, Polaroids, alla Light Gallery di New York. Sperimentando formati e tecniche di stampa differenti, Mapplethorpe documenta la scena underground newyorkese. Le immagini realizzate saranno il soggetto di due mostre, entrambe intitolate Pictures e inaugurate nel 1977 in due gallerie newyorkesi: la Holly Solomon Gallery e la galleria The Kitchen; in quest’ultima vengono esposte le foto S&M che compariranno nel 1978 nel Portfolio X. Nello stesso anno Mapplethorpe realizza anche il Portfolio Y, raccolta di soggetti floreali e arborei, a cui seguirà nel 1981 il Portfolio Z, una serie di nudi in cui figurano soggetti afro-americani.
Nel 1978 il Chrysler Museum di Norfolk, in Virginia, ospita Photographs, la prima mostra personale dell’artista in un museo, mentre le sue opere vengono esposte al Los Angeles Institute of Contemporary Art nella mostra Bondage and Discipline e la galleria La Remise di Parigi inaugura la sua prima personale in Europa. Il riconoscimento della sua ricerca sul piano internazionale permette all’artista di approfondire i rapporti con intellettuali, scrittori, star dello spettacolo e aristocratici del vecchio continente, che diventano il suo pubblico di riferimento e, allo stesso tempo, i committenti di molti ritratti. Fra le mostre di questo periodo le personali al Frankfurter Kunstverein di Francoforte (1981), al Contemporary Art Center di New Orleans (1982) e al Centre Georges Pompidou di Parigi (1983). Nello stesso anno inaugura al Palazzo Fortuny di Venezia la mostra Robert Mapplethorpe, fotografie, ripresa al Palazzo delle Cento Finestre di Firenze. Nel 1984 si tiene Matrix 80: Robert Mapplethorpe al Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford, Connecticut, a cui segue, due anni dopo, la mostra a Bologna, Palazzo Accursio.
Nel settembre del 1986 Mapplethorpe scopre di aver contratto il virus dell’HIV. Nel 1988 l’artista istituisce una fondazione destinata alla conservazione delle sue opere, al supporto della creazione fotografica e al sostegno alla ricerca scientifica sul virus dell’HIV. Nello stesso anno si inaugura la mostra itinerante The Perfect Moment, ospitata da Institute of Contemporary Art-University of Pennsylvania di Philadelphia, Museum of Contemporary Art di Chicago, Washington Project for the Arts di Washington D.C, Wadsworth Atheneum Museum of Art di Hartford, University Art Museum-University of California di Berkeley, Contemporary Art Center di Cincinnati e Institute of Contemporary Art di Boston, che suscita furiose polemiche. L’artista muore il 9 marzo 1989, e da quell’anno si susseguono mostre a lui dedicate nei più importanti musei internazionali.
Nel 1992 la Kunsthalle di Dusseldorf pone in dialogo le opere di Mapplethorpe con quelle dello scultore francese Auguste Rodin. Il confronto sarà ripreso nel 2014 dalla mostra Mapplethorpe-Rodin al Musée Rodin di Parigi. Nel 2000 The Perfect Moment viene ripresentata al Santa Monica Museum of Art in California, mentre nel 2004 il Solomon R. Guggenheim Museum di New York e l’Hermitage di San Pietroburgo presentano Robert Mapplethorpe and the Classical Tradition: Photographs and Mannerist Prints. Nel 2009 la mostra alla Galleria dell’Accademia di Firenze Robert Mapplethorpe: la Perfezione nella Forma mette a confronto le immagini del fotografo con i capolavori dell’arte fiorentina. Nel 2012 la mostra Robert Mapplethorpe: XYZ al Los Angeles County Museum of Art presenta i tre portfoli dell’artista. Nel 2016 si inaugura Robert Mapplethorpe: The Perfect Medium, monumentale retrospettiva itinerante che riprende il titolo The Perfect Moment. Nel 2018 inaugura una mostra personale dell’artista al Museu de Arte Contemporãnea de Serralves di Porto, mentre nel 2019 il Solomon R. Guggenheim Museum di New York dedicherà a Mapplethorpe un intero anno della sua programmazione.
Per il Madre il coreografo Gennaro Cimmino e l’artista Franco Silvestro firmano la performance originale Dennis with Flowers, ispirata all’opera di Robert Mapplethorpe Dennis Speight with flowers (1983).
La giovane autrice napoletana Luna Cenere firma la performance site-specific Natural Gravitation (postures for Bob) per il quarto appuntamento del programma performativo prodotto dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.
Il coreografo Matteo Levaggi e l’artista visiva Samantha Stella firmano la performance site-specific Death Speaks per il terzo appuntamento del programma performativo prodotto dalla Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.
Per il Madre Stein firma la performance originale The Floating Grace, presentata in prima assoluta al museo.
Per l’inaugurazione della mostra Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra, Dubois firma In Dialogue with Bob, coreografia originale presentata in prima assoluta con l’installazione site-specific Le trésor (Oro nero e Oro bianco).
Al Madre una “danza” fra oltre 160 opere e inedite azioni coreografiche racconta l’intima matrice performativa della pratica fotografica di Robert Mapplethorpe.