Per_formare una collezione #3 è il nuovo appuntamento che amplia e prosegue il progetto dedicato alla costituzione progressiva della collezione permanente del museo, presentando opere storiche e nuove commissioni di artisti italiani e internazionali di diverse generazioni.
Questo ulteriore capitolo conferma l’identità organica della collezione del museo Madre – il suo progressivo delinearsi compenetrando l’istanza espositiva e quella di ricerca ed educativa, così come la prospettiva storica e l’immersione nella produzione artistica più recente – proponendo una narrazione polifonica, condivisa con gli artisti e il pubblico, che indaga la storia, o meglio “le storie”, dell’arte contemporanea a Napoli e in Campania, nella loro relazione dinamica con gli scenari internazionali.
Gli artisti presentati nell’ambito di Per_formare una collezione #3 sono: Francis Alÿs, Antonio Biasiucci, Lawrence Carroll, Roberto Cuoghi, Giulio Delve’, John Henderson, Shirin Neshat, Mimmo Paladino, Mario Schifano, Pádraig Timoney. Le opere di questi artisti si integrano all’interno del percorso espositivo delineato attraverso i precedenti capitoli del progetto in progress Per_formare una collezione (Per_ formare una collezione #1, inaugurato il 21 giugno 2013, Per_formare una collezione #2, inaugurato il 20 dicembre 2013 e Per_formare una collezione (Intermezzo), inaugurato il 13 giugno 2014).
L’opera fotografica di Shirin Neshat viene presentata all’interno del percorso espositivo formatosi nel corso dei precedenti capitoli del progetto Per_formare una collezione, nella sala dedicata al rapporto tra gesto, segno e linguaggio, e posta in relazione con i lavori di due artiste italiane, Maria Lai e Tomaso Binga (alter ego di Bianca Menna), diverse per generazione e poetica ma accomunate all’artista iraniana per l’uso intertestuale della parola nel suo rapporto polisemico e ambivalente con l’immagine e per la penetrante esplorazione della relazione fra sensibilità maschile e femminile.
Analogamente, accanto alle opere di Alighiero Boetti e Mario Garcia Torres, artisti di generazioni e sensibilità diverse ma accomunati dall’intensa esperienza della realtà afgana, sono presentati REEL-UNREEL e Children Game #7, due dei video i più rappresentativi di Francis Alÿs, parte dei Progetti afgani prodotti dall’artista fra il 2010 e il 2014, che restituiscono una visione intima e personale dell’Afghanistan contemporaneo, in grado di sovvertire l’immagine mediatica che il pubblico occidentale ha di questo paese.
L’esplorazione degli ambiti afferenti alla scultura e alla pittura è affrontata in questo nuovo capitolo attraverso diverse opere, che si affiancano a quelle di Tony Cragg, Francesco Clemente, Mark Manders e Marisa Merz, presentate nell’ambito di Per_formare una collezione (Intermezzo). Tra queste, i quattro dipinti – che nel loro insieme costituiscono una vera e propria opera-ambiente – di Lawrence Carroll, di cui si ricostruisce la sala presentata dall’artista al primo Padiglione Vaticano alla 55. Biennale di Venezia (2013).
All’incrocio tra fotografia e archivio si situa, invece, l’opera di Antonio Biasiucci, che procede dalla fotografia per assumere una dimensione installativa, configurandosi come un vero e proprio archivio in miniatura di memorie personali, che diviene riflessione sul rapporto fra fotografia e memoria, sfera intima e dimensione pubblica. L’opera, inserita nel percorso espositivo presentato al secondo piano di Palazzo Donnaregina, si ricollega ad una seconda installazione posta sulla terrazza del museo, in cui le immagini variano a seconda dell’incidenza dei raggi solari.
Nella stessa sala viene presentata la grande tela di Mimmo Paladino, che evoca una figurazione in cui si fondono elementi iconografici diversi, espressioni di una dimensione primordiale e archetipica della pittura. Una teoria di mani, sanguinanti o segnate da stigmate, e altri oggetti si accampano sullo spazio della tela, rimandando ad un linguaggio universale, a una prossemica ancestrale radicata nella cultura popolare, ma anche a memorie personali, miti antichi, ritualità arcaiche, pratiche alchemiche, citazioni dalla storia dell’arte e della tradizione religiosa degli “ex-voto”, radicata a Napoli e in Campania, fino alla sintesi emotiva ed intellettuale delle icone bizantine.
Concludono il percorso di Per_formare una collezione #3 le opere, sospese fra astrazione e figurazione, monocromo e suggestione multicromatica, di Roberto Cuoghi, John Henderson e Pádraig Timoney, esposte accanto a Mario Schifano, di cui entra in collezione una tra le opere più rappresentative del periodo “futurista”, un personale omaggio a Giacomo Balla e ai suoi studi sulla ripetizione andamentale del movimento in sequenze.
Per_formare una collezione #3 ha previsto, inoltre, la commissione di un’opera site-specific al giovane artista napoletano Giulio Delve’, che è intervenuto, interpretando sottilmente la funzione ricreativa e comunitaria del luogo, nell’ambiente lounge della Caffetteria del museo, sito al primo piano di Palazzo Donnaregina.
Definendo un’esperienza del museo come organismo vivente, composto non soltanto di spazi fisici ma anche di relazioni sociali e simboliche, di storie da raccontare e di nuove possibilità da configurare, Per_ formare una collezione#3 ribadisce, ancora una volta, la vocazione duplice – “storica” e “progettuale”- e la matrice “narrativa”, “performativa”, e quindi dinamica e in costante evoluzione, alla base della costruzione della collezione del Madre.