La mostra di Giulia Piscitelli (Napoli, 1965) al Madre è la più estesa personale dell’artista napoletana presentata in un’istituzione pubblica italiana. “INTERMEDIUM”, titolo scelto per la mostra, è una parola latina intesa nell’accezione di “stare nel mezzo”, tra i limiti di spazio e di tempo, e indica un processo creativo non ancora concluso, aperto alle possibilità. Riunendo opere prodotte dall’inizio degli anni ‘90 ad oggi, molte delle quali inedite, dai dipinti decolorati su stoffa ai lavori fotografici, dalle installazioni site-specific ai documenti video, la mostra sottolinea i diversi aspetti della produzione dell’artista, con particolare attenzione alla perlustrazione della geografia sociale, economica e culturale di una città come Napoli. Non si tratta però di una retrospettiva, bensì di una visione di insieme sul processo creativo dell’artista che non è mai fatto di momenti a sé stanti ma di un continuum di idee ed oggetti che, di volta in volta, vengono riutilizzati e rimessi in gioco, acquisendo un nuovo senso potenziale.
Non è dunque casuale se alcune delle opere realizzate negli anni vengono ora esposte per la prima volta al Madre. È questo il caso di S.A.M., un video montato per l’occasione e che raccoglie immagini girate negli anni ’90 all’interno di Studio Aperto Multimediale, spazio- laboratorio indipendente fondato nel 1992 da Piscitelli insieme a Lorenzo Scotto di Luzio e Pasquale Cassandro. Anche le opere fotografiche e video raccolte nel progetto La Mela vengono presentate per la prima volta in occasione della mostra: immagini di archivio in cui l’artista svela la dualità di un emigrato italiano in America che coniuga il suo lavoro di ristoratore con un insopprimibile e non categorizzabile desiderio creativo, un vero e proprio inno alla libertà d’espressione. Questa e altre opere alludono ad un percorso di auto-conoscenza in cui vengono coinvolti di volta in volta aspetti diversi quali il lavoro quotidiano, il corpo, l’identità sessuale, la memoria, la morte, tutti in qualche modo collegati alla necessità di una pacificazione con le forze discordi che abitano l’Io e tutti volti a creare una sorta di sospensione tra passato e presente, tra ciò che si era e ciò che si diventerà. È questo il concetto espresso anche in opere più recenti: Tree, in cui, posto tra due arazzi che raffigurano sezioni di un tronco di albero, lo spettatore vi resta come sospeso “nel mezzo”; la serie dei Rendiresto realizzati in marmo, cristallizzazione che eterna la molteplice varietà degli scambi e negoziazioni economiche e sociali; Contested Zones, un’installazione composta da stelle filanti incollate sul muro che ricreano una barriera architettonica a Nisida Porto Paone, dove ha sede il carcere minorile. La barriera, che divide il carcere dalla spiaggia, è simbolo di divisione, di intermedium sociale e territoriale, ma qui si fa fragile soglia facilmente superabile, spezzabile; Tre carte, progetto che si compone di una pietra-matrice litografica per la realizzazione di carte da gioco, tre arazzi a parete realizzati scolorendo il tessuto con candeggina che riproducono rispettivamente le tre carte da gioco, e un video in cui si vedono le mani dell’artista “fare il gioco delle tre carte” con rettangoli trasparenti posti sulla stessa matrice.
In tutti questi progetti, che spaziano liberamente da un medium ad un altro, senza apparente continuità, Piscitelli investiga l’esperienza di una paradossale vivacità del vivere e del creare “nonostante tutto”, da cui emerge un profilo resistenziale, di lotta, estetica e poetica, ancor prima che politica. Articolando, fra surreale e realismo, temi come il rapporto fra vita e morte, l’intrecciarsi e il reciproco definirsi di gioia, sesso, dolore, malattia, affrontando i meccanismi di sfruttamento ed esclusione sociale, le dinamiche di genere, i linguaggi della comunicazione folklorica e popolare, Piscitelli esplora il senso stesso del fare arte in una condizione umana e sociale che, dell’arte, sembra poter fare a meno… ma non può.