Four Rooms è una mostra di gruppo cadenzata in quattro tempi diversi, che dà la possibilità a cinque giovani artisti napoletani – Luca Mattei e Carlotta Sennato, Giulio Delvè, Corrado Folinea, Celesta Bufano – di presentare propri lavori all’interno di un contesto pubblico e museale. Four Rooms è, dunque, anche uno studio sul territorio, che intende proporre un confronto tra linguaggi complementari: quello dell’immagine e quello della parola scritta. Le quattro mostre sono infatti affiancate dai testi di altrettanti studenti della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Napoli “l’Orientale”, scelti dalla professoressa Rossella Bonito Oliva per cimentarsi con la ricerca e l’immaginazione di artisti loro coetanei.
Room 3
Corrado Folinea, Robert aping me, 2007, and Blackpainting, 2008
testo di Christian Carrozza: Immersi in questo cielo
Lo spunto filosofico che questi vari elementi possono suggerire è il tema che caratterizza il testo di Christian Carrozza “Immersi in questo cielo”. La sua riflessione parte dalla figura suggeritagli dall’uomo come guscio vuoto, parassita di questa vita che ha difficoltà a ritrovare la giusta consapevolezza di sé e delle sue sacre potenzialità.
Nauseabondo agglomerato, fragili molluschi avvolti da un guscio oscuro simile ad una notte senza alba, una notte senza un domani, di cosa sto parlando? Dell’ Uomo ovviamente.
Divisi ognuno nel proprio guscio, vagabondi ciascuno nel proprio mondo, eppure, misteriosamente uniti, aggrappati disperatamente l’uno all’altro, l’uno sull’altro, l’uno contro l’altro! E’ il dilemma dell’ Uomo che dentro di sé porta la natura di tutte le cose… ma lui, una sua, ancora non la possiede… allora cresce aggrappandosi dove e come può.
Lotta per la sopravvivenza, solo questo? Allora no!… non c’è un domani! Eppure dentro il guscio, dentro le nostre carni qualcosa ruggisce senza voce, è l’ anima… la bestia che brama amore nelle viscere dell’ Uomo.
E’ un essere formato nel caos (…) se ne sta solo, inalterabile
Circolando ovunque senza esaurirsi
(Laozi XXV)
Stolto è l’ Uomo che ha seppellito il suo cuore tra le fauci della bestia, egli non è altro che un guscio vuoto. Che invano, avidamente, stringe una vita che non è tale. E all’ombra di sé aspetta in modo furbo e servile la sua preda, levandosi alla sera la sua maschera da Uomo.
Conforto credi di trovare nella notte del cuore?
Ascolta, rifletti, la domanda è più importante della risposta.
Siamo convinti davvero che questa carne menzognera che ci avvolge sia la realtà? Quanto di più falso? E solo… che non vogliamo vedere, e solo… che non vogliamo ascoltare la verità che agogna la nostra estinzione. E dormiamo imprigionati in questo guscio di carni ,dove… esistendo e basta, viviamo nei pressi di noi sognando, un giorno, di uscire a giocare. L’unica certezza che rimane è la coscienza dell’impotenza… a ben ragione ,allora , distogliamo lo sguardo incarnando l’effimero. E dentro irrimediabilmente qualcosa si spegne, e mai più si sveglia.
Torna al vero tempo,
alza lo sguardo, respira… sei vivo
che ne farai di te?
Solo tu puoi deciderlo
Immersi in questo mare chiamato cielo, l’Uomo percorre il suo tempo cercandosi senza mai trovarsi. Cerca il suo dono, il suo talento, ma non lo trova, non lo vede poiché su di esso egli si siede. Il falso tempo scorre… e lassù, oltre il mare nulla appare.
Siamo convinti che questo guscio sia il fine… il prodotto terminale, ma esiste la possibilità, seppur remota, che esso sia solo un mezzo… è una consapevolezza profonda, silenziosa… se l’ Uomo non spezza il guscio prima del tempo morirà senza essere mai nato. Per una seconda volta l’uomo uscirà dalle acque. Spezzate il guscio di questo mondo prima del ritorno del grande Pescatore, altrimenti… poveri gusci mai esistiti… sperate di avere almeno un buon sapore.