Antony Gormley (Londra, 1950) sarà il primo artista a utilizzare l’imponente cortile interno del Madre, presentando un nuovo allestimento, rielaborato site-specific, di una delle sue installazioni più famose e complesse, Critical Mass, del 1995.
Gormley è uno dei più noti scultori inglesi contemporanei; fin dai primi anni settanta si è dedicato con coerenza ad una ricerca che parte dalla rivisitazione dell’idea di monumento utilizzando la figura umana. L’artista usa il corpo come misura e matrice, come punto di partenza per realizzare figure che, attraverso la loro particolare disposizione nello spazio, assumono connotati domestici e al tempo stesso estranianti. Sebbene la forma originaria sia quindi sempre quella della sagoma dell’artista stesso, la sua non è un’opera strettamente autobiografica, ma piuttosto un veicolo per interrogarsi sui grandi quesiti esistenziali: “la scultura, per me, usa mezzi fisici per parlare dello spirito, il peso per parlare della sua assenza, la luce per parlare del buio, un medium visivo per rimandare a cose che non possono essere viste” (A. G.).