Vincenzo Rusciano

Vincenzo Rusciano, “Not so Bad #1”, 2016. Donazione di Galleria Annarumma, Napoli. Collezione Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.

La formazione accademica, con gli studi al Liceo Artistico e poi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, rappresenta solo una delle “scuole” di Vincenzo Rusciano (Napoli, 1973). Fin da giovanissimo, infatti, l’artista si avvicina alla scultura realizzando statue a soggetto sacro, studiando scenografie e collaborando a laboratori di restauro, esperienze che lo portano a sviluppare una manualità eccentrica e un’attenzione alla sperimentazione di materiali sempre diversi.

Attingendo alla sua biografia personale, che comprende la storia della sua famiglia e del suo quartiere, Rusciano trasfonde nelle sue opere il sentimento di nostalgia per qualcosa che si è perduto, dandogli la forma di un oggetto ben riconoscibile ma carico di memorie e significati. Gli “oggetti-affetti” di Rusciano recano i segni del suo vissuto come “cicatrici”, o “rughe, che aggiungono valore a un volto, come “sogni che suggestionano visioni e realtà” possibili, come “caratteri che definiscono personalità”, scrive Simona Barucco.

Sempre più frequentemente i soggetti delle sue sculture si rifanno a un mondo infantile, ludico, che diviene però il pretesto e il tramite per raccontare la realtà della periferia urbana cui Rusciano attinge costantemente, ricorrendo a materiali quale l’argilla, che viene modellata manualmente, a rimarcare un rapporto diretto non solo con i suoi soggetti ma anche con la materia e la pratica scultorea.

Not so Bad #1, l’opera entrata a far parte della collezione del Madre nell’ambito del progetto Per_formare una collezione. Per un archivio dell’arte in Campania, appartiene a un ciclo di opere esposte in occasione di una mostra personale dell’artista presso la galleria Annarumma a Napoli nel 2016. In esse il richiamo a forme di partenza classiche si contamina con le suggestioni provenienti dalla periferia urbana di Napoli, abbandonando il concetto di perfezione ideale per raccontare invece le fratture, le mancanze, le discontinuità che caratterizzano il presente contemporaneo e, in particolare, un tessuto sociale precario che costituisce l’originale background dell’artista.

L’imperfezione del volto, che fa sfoggio di molteplici ferite e rattoppamenti, appare dunque più vera di qualsiasi astrazione, rivelando, proprio nei suoi “difetti”, la sua indiscutibile unicità. Allo stesso modo la base, non più piedistallo neutro, conserva i graffi di una possibile scrittura urbana. Il titolo, Not so Bad, invita a vedere oltre un’usuale percezione di disagio per stimolare una nuova presa di coscienza che delle assenze non vede solo gli errori ma le specificità di cui prendere atto, dove l’ambiguità diventa segno e marchio di una contemporaneità irrisolta e resistenziale.

Alessandra Troncone

Not so Bad #1, 2016

Attualmente non esposta

Donazione di Galleria Annarumma, Napoli. Collezione Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.