Ilya & Emilia Kabakov

Ilya e Emilia Kabakov, The Happy Idea (detail), 2002. Collezione Lia Rumma, Napoli. In comodato a Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante. | Ilya and Emilia Kabakov, The Happy Idea (detail), 2002. Lia Rumma collection, Naples. On loan to Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Naples. Photo © Amedeo Benestante.

Considerato il padre del concettualismo russo, Ilya Kabakov (Dnepropetrovsk, 1933) frequenta la scuola di pittura di Mosca e, attivista e teorico del movimento Artisti concettuali di Mosca, nel 1972 forma insieme ad una cerchia di intellettuali moscoviti che frequentano il suo studio il gruppo di Sretensky Boulevard. Pur avendo esposto in Europa fin dal 1965, ha la possibilità di uscire dall’URSS solo nel 1987. Nel 1989 incontra in America Emilia (Dnepropetrovsk, 1945), una lontana cugina concertista che, dopo il matrimonio, realizzerà con lui a quattro mani tutte le opere successive.

Le opere di Ilya & Emilia Kabakov privilegiano fin dall’inizio un gioco sottile di relazioni tra elementi visivi e verbali. Immagini e oggetti legati alla vita quotidiana rincorrono esperienze personali, sullo sfondo l’ascesa e la caduta della mitologia totalitaria, le condizioni di vita nella Russia post-stalinista; elementi che propongono in realtà un’analisi sulla condizione universale dell’uomo, spesso presentando gli aspetti drammatici dell’esistenza, mediati attraverso il filtro dell’ironia. Oggetti ed immagini della vita quotidiana sono così defunzionalizzati della loro dimensione abituale per assurgere a simboli delle profonde contraddizioni della società sovietica e per estensione della società contemporanea.

Lo stile dei Kabakov emana una fantasia poetica che è espressione di un mondo sognante, probabilmente memore della sua attività di illustratore per bambini nella Russia degli anni Cinquanta. Le opere degli ultimi anni giocano su una radicale trasformazione dello spazio, a favore di imponenti macchine teatrali che agiscono sullo spettatore per immersione, alterando le abituali coordinate spazio-temporali. Installazioni “totali” restituiscono per contrasto luoghi spogli e minimali: una scuola abbandonata, interni di appartamenti o di ospedali, realizzati con materiali poveri e illuminati da luci flebili, dando forma ad un racconto all’incrocio di arte e vita, dove lo sguardo strabico sulla storia e sul passato, invita ad indagare criticamente il presente.

The Happy Idea (2012), è una tela di grandi dimensioni, collocata in maniera apparentemente impropria su un piedistallo, quasi a voler sfidare la terza dimensione. In realtà, la parte posteriore del dipinto, cela tra i listelli del telaio alcune delicatissime sagome: impalpabili, candide ali di carta. Sulla parte frontale un pittore, di spalle, dipinge nel suo studio davanti al cavalletto. Una scena tradizionale, analogamente tradizionale la resa pittorica. L’apparente normalità della scena è tuttavia interrotta da un particolare incongruo: una fascia bianca dipinta nell’angolo sinistro dell’opera interrompe la rappresentazione realistica del soggetto. Ad uno sguardo attento, entrambi i versi della tela rivelano un’evidente corrispondenza tra le sagome delle ali posizionate sul retro e l’anomalia della parte frontale, amplificando un’ambiguità voluta, destinata a rimanere irrisolta e ad amplificare il senso di straniamento, l’evocazione di libertà, dell’opera.

The Happy Idea appartiene alla serie di lavori dedicati dai Kabakov alla figura di Charles Rosenthal, pittore d’avanguardia morto giovane nella Russia di inizio Novecento, nonché immaginario alter-ego dell’artista. Kabakov ha realizzato negli anni un corpus di lavori corrispondente all’intera produzione di Rosenthal, una cui selezione è stata esposta dai Kabakov in occasione di The Strange Museum, una complessa installazione presentata nello spazio milanese di Lia Rumma, trasformato per l’occasione in un ipotetico museo tardo ottocentesco.

EV

The Happy Idea, 2002

Attualmente non esposta.