La metropoli contemporanea è un mondo dove si incontrano e si sovrappongono geografie distanti. Uno spazio in cui ogni punto può essere collegato ad altri punti: non vi sono posizioni stabili, ma solo linee di connessione. Un’opera d’arte complessa, enigmatica, senza fine. Vincenzo Trione, docente di Arte e nuovi media e Storia dell’arte contemporanea all’Università IULM di Milano, coordinatore generale del Dipartimento di ricerca del Madre e nuovo curatore del Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia (56esima esposizione internazionale d’arte) nel saggio “Effetto città. Arte, cinema, modernità” (Bompiani), ripercorre una storia complessa e in perenne divenire, facendo dialogare teorie e opere, architettura e cinema, pittura e urbanistica.
Partendo da alcuni luoghi-simbolo (Parigi, Vienna, New York, Roma, Napoli) ne analizza il ruolo che hanno avuto nel riconfigurare lo sguardo degli artisti, tra molteplicità ed esattezza. Pone a confronto i classici delle avanguardie storiche e i videoclip, i concettuali e i writers. Da de Chirico a Warhol, da Boccioni a Ruttman, da Eizenštejn a Dario Argento, da Kurt Schwitters e Joseph Cornell ai film apocalittici hollywoodiani, rintraccia analogie impensate e illuminanti. Con un’idea di fondo: mostrare come le metafore, le invenzioni e le scommesse dell’arte siano indispensabili per trovare una strada nel caos della “città che sale”, simile a un meraviglioso e dissonante film senza montaggio. Trione mostra come la metropoli emerga nelle opere astratte di Mondrian, Rothko e Fontana. E come il cinema, da Antonioni a Wenders, sia spesso un’arte astratta. Si delinea così l’archeologia di un futuro possibile: una cartografia che conduce da spazi reali e riconoscibili a spazi immaginari, fantastici.
In dialogo con l’autore, lunedì 24 novembre al museo Madre, lo scrittore Giuseppe Montesano. Letture di Tony Laudadio.