LEONE CONTINI

Firenze, Italia (1976), vive e lavora a Firenze

Leone Contini, Italienische Reise  2021-2022

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Quest’opera ha ricevuto il sostegno del Goethe-Institut di Napoli | This work received the support from the Goethe-Institut Naples

Commissionato per Bellezza e Terrore: luoghi di colonialismo e fascismo | Commissioned for Beauty and Terror: sites of colonialism and fascism

Courtesy dell’artista | Courtesy of the artist

Photo © Amedeo Benestante

Le immagini scattate in Campania tra il 1942 e il 1943 dal soldato della Wehrmacht Hillmar Landwehr sono vacanziere, e quasi non ci sono riferimenti espliciti alla guerra in corso. Oltretutto siamo prima dell’armistizio, italiani e tedeschi sono ancora alleati. Il soldato è una specie di turista anni ‘50 ante litteram, la guerra resta sullo sfondo, invisibile. Non sappiamo quale fosse la motivazione del viaggio di Landwehr tra Roma e la Sicilia, passando per la Costiera Amalfitana, e forse non è l’interesse principale. Quello che trovo interessante è il suo sguardo, e la sua (ri)costruzione di un’iconografia del paesaggio che ci è sotto sotto familiare: donne alla fonte, contadino sul ciuco, rovine a picco sul mare, colline terrazzate, pescatori, l’esuberanza della flora mediterranea, le pale dei fichi d’india. Molti degli scorci paesaggistici sono determinati dalla stessa morfologia delle strade, i punti di osservazione di Landwehr sono gli stessi di oggi. Ma in questa “fantasia italiana” le rovine della Costiera si mescolano con altre rovine, quelle “artificiali” costruite pochi anni prima per celebrare la potenza coloniale italiana, come la copia del castello di Fasilides in Etiopia realizzata per la Mostra d’Oltremare. Ma queste rovine del colonialismo italiano, giustapposte agli scorci dei ruderi della Costiera, finiscono per ingannare lo sguardo, diventano a loro volta attrazioni turistiche, luoghi di svago – e in un certo senso lo furono, suppongo, per il pubblico che visitò la Triennale. Qui l’occhio viene ingannato in modo ancora più inquietante, fino al punto che le tracce della violenza del regime fascista si dissolvono. I fotomontaggi impiegano uno stratagemma ironico, ad esempio il contadino sul mulo si addentra nel cubo razionalista della Mostra, o dove le sculture fasciste (fotografate da Landwehr a Roma) si trovano decontestualizzate nella macchia mediterranea della Costiera, tra colline terrazzate e fichi d’india, o dove una scultura classica osserva dei giovani pescatori, quasi incredula di fronte a quella vita vernacolare, così lontana dall’iconografia imperiale del regime fascista.

– Leone Contini