Jimmie Durham: humanity is not a completed project | Sale 1 & 2

Un prologo alla mostra gravita attorno alla grande opera scultorea di Durham, Gilgamesh (1993), e a uno dei suoi ultimi lavori, Tree (2021). L’epopea di Gilgameš occupa un posto importante nell’indagine dell’artista sulla nozione di una separazione originaria tra cultura e natura: “È la storia della prima città, Uruk, e della prima scrittura. Il principe Gilgameš abbatté la foresta, costruì un muro e ciò che c’era dentro era la città. Poi iniziò a raccontare questa storia per iscritto provando che si trattava effettivamente di una città. Ha creato una verità: ha inventato una città e una verità allo stesso tempo”. L’antica storia della nascita della città, con la contestuale distruzione della foresta, diventa una parabola delle origini della civiltà. La narrazione è stata decodificata da iscrizioni in una tavoletta d’argilla. Nel Gilgamesh di Durham, la fondazione di Uruk e la creazione di un muro che separa l’umanità dal resto della natura sono legate all’atto violento di conficcare un’ascia di metallo in una gigantesca porta di legno. Gli utensili e le tecnologie che sono stati legati a un’idea dell’arco di avanzamento della civiltà sono diventati anche strumenti di violenza di massa attraverso guerre, genocidi ed ecocidi; Durham sottolinea questa indecidibilità in quelle che potrebbero essere viste come le pieghe e le spirali della storia umana nel corpus di opere Labyrinth (2007), realizzato durante una residenza presso l’Atelier Calder. Sempre parte di questo corpus, Une blessure par balle (2007), traccia una mappa della penetrazione dei proiettili della Seconda Guerra Mondiale nella corteccia interna di un faggio caduto al confine tra Francia e Germania. Il metallo è stato assorbito dall’albero nei pattern dei suoi anelli di crescita, il buco intagliato è diventato un rifugio per insetti e funghi. Le creature che compongono Labyrinth elements (2007) mettono insieme elementi metallici ritrovati e legno intagliato dallo stesso albero morto, dando vita a una comunità di esseri ibridi.

Jimmie Durham: humanity is not a completed project, veduta della mostra al Madre, 2023. Foto di Amedeo Benestante