La mostra “Architexture”, allestita alla Galerie Micheline Szwajcer di Anversa nel 1994, mette in luce una linea di indagine dell’artista particolarmente importante a partire da questo periodo, che riguarda il rapporto tra architettura, ideologia e testo. Il neologismo “architexture” è stato coniato da Durham unendo le parole architettura e testo, fondamentali per la definizione della civiltà europea, essendo servite a legittimare e rafforzare il potere politico, nonché a perpetuare il dogma religioso. Durham continuò a sovvertire il dominio e la monumentalità dell’arte e dell’architettura sacra e profana nei decenni successivi, creando ad esempio la sua serie di Arc de Triomphe for personal use, archi celebrativi a scala umana, leggeri e mobili. Questa sala ricrea alcune strategie spaziali della mostra “Architexture”, attraverso la costellazione di opere The French Guy (1994), Garçon, garou, gargouille (1994), Paradigm for an arch (1994), e attraverso l’intervento architettonico che Durham ha etichettato con la parola “Templum” nella mostra storica, un riferimento all’antichità greca e la genealogia della relazione tra architettura e potere. L’arredo, i tubi in PVC dell’impianto idraulico e altri elementi strutturali dello spazio espositivo sono resi visibili e attivati da Durham.
Jimmie Durham: humanity is not a completed project, veduta della mostra al Madre, 2023. Foto di Amedeo Benestante