Il programma espositivo del Madre nel 2024

Heitor dos Prazeres
Untitled, 1960s
Oil on canvas
50×61 cm
Private Collection, São Paulo
Ritratto di Tomaso Binga durante la mostra Playgraphies alla Galleria La Cuba d’Oro, 10 maggio 2001, Roma
Courtesy Tomaso Binga – Archivio Tomaso Binga
Tomaso Binga
Oblò, 1972
collage su polistirolo, plexiglass
34 x 34,1 x 8,4 cm
Acquisita con fondi POC (Programma Operativo Complementare) Regione Campania 2020
Collezione Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – Museo Madre
Foto © Danilo Donzelli
Edi Hila
People of the Future, 1997
Acrylic on canvas
200 x 170 cm
Courtesy the Artist, Galleria Raffaella Cortese, Milan – Albisola and Galerie Mitterand, Paris
Pietro Lista mentre insabbia di notte una luce al neon nel mare di Amalfi
Rassegna Arte Povera+Azioni Povere, Amalfi 1968
Courtesy archivio Lia Rumma
Photocredit Bruno Manconi
Kuzuko Miyamoto
Stunt, 1982
Courtesy l’artista | the artist e | and EXILE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cutting Clouds / Tagliando le nuvole

Mentre proseguono i lavori al secondo e terzo piano del museo, il Madre non interrompe la propria offerta al pubblico. Anzi. Proprio i lavori in corso saranno lo spunto per il public program di Cutting Clouds / Tagliando le nuvole. Il progetto si articolerà attraverso diversi formati, che includeranno azioni creative legate dal comune denominatore dell’effimero e dell’impermanente: tocchi, gesti e interventi espositivi, workshop, eventi performativi, concerti e contenuti digitali. Il titolo si riferisce a Cloud Scissors (1964)libro d’artista concepito da George Brecht, tra i maggiori esponenti Fluxus.

 

Vai, Vai Saudade. Notas sobre o Brasil, a cura di Cristiano Raimondi

Grande collettiva dedicata all’arte prodotta in Brasile Vai, Vai Saudade. Notas sobre o Brasil – tra i cui partecipanti figurano Maxwell Alexandre, Antonio Dias, Heitor dos Prazeres (anche autore della canzone che dà il titolo alla mostra), Jaider Esbell, Lygia Pape.

 

Tomaso Binga, a cura di Eva Fabbris con Daria Khan

Mostra sviluppata in stretta collaborazione con l’artista e con il suo Archivio. All’inizio degli anni Settanta, Tomaso Binga (Bianca Pucciarelli Menna. Salerno, 1931. Vive e lavora a Roma) ha scelto di entrare nel mondo dell’arte usando uno pseudonimo maschile, sottolineando così i privilegi dell’uomo rispetto alla donna anche nel campo culturale. Nella sua pratica quarantennale, con la sua originale poesia visiva e con le sue performance, ha parlato del corpo femminile come di un significante di libertà, giocando con le parole per asserire un femminismo fatto di dissacrazione, allegria, denuncia, humor.

 

Gli anni, a cura di Eva Fabbris con il supporto scientifico di LET – Laboratorio di Esplorazioni Transdisciplinari

Il romanzo Gli anni della scrittrice francese Annie Ernaux (premio Nobel per la Letteratura 2022) racconta una vita attraverso la descrizione di una serie di fotografie che ritraggono la protagonista in momenti significativi e non; attraverso queste immagini emergono le vicende storiche, che per gli individui sono ‘sfondo’ dell’esistenza, ma che, confrontate con la dimensione del tempo, sono ciò che sopravvive: la Storia. Da questa posizione poetica e filosofica origina la riflessione sulle collezioni di opere d’arte che il formato espositivo Gli anni propone. Diversamente dalle fotografie personali destinate, generazione dopo generazione, ad essere dimenticate, le opere d’arte nascono come sintesi di soggettività e spirito del tempo: una collezione d’arte, in particolare pubblica, è dunque un antidoto all’oblio.

 

Edi Hila – mostra personale

Un progetto espositivo capace di dare voce alla vasta e stratificata ricerca di una tra le più importanti figure della scena artistica balcanica che negli anni si è fatta portavoce di un sentire tanto urgentemente personale quanto collettivo. Con un percorso artistico fortemente influenzato dal contesto del suo paese d’origine, la pratica di Edi Hila (Shkodër, Albania, 1944) ha attraversato nei decenni le varie fasi di cambiamento storico, sociale, culturale e geografico che hanno contraddistinto l’Albania durante l’ultimo mezzo secolo (dal regime comunista di Enver Hoxha al periodo di transizione degli anni Novanta, fino agli anni di stabilizzazione del 2000), rivelando un processo creativo divenuto testimone resiliente e sensibile del proprio tempo.

 

Pietro Lista – mostra d’archivio

Fin dai primi progetti realizzati negli anni Sessanta – tra cui spicca la sua partecipazione, nel 1968, alla storica rassegna amalfitana Arte Povera + Azioni povere – Pietro Lista (Castiglione del Lago, Perugia, 1941) ha interpretato numerose tendenze dell’arte contemporanea, esponendo nei musei di tutto il mondo e mantenendo uno speciale legame con la Campania. Oggi le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in America, Francia, Finlandia e Germania.

 

Kazuko Miyamoto, una mostra del Madre al Belvedere 21 di Vienna