GIDREE BAWLEE | KAMRUZZAMAN SHADHIN | SALMA JAMAL MOUSHUM

Fondato nel 2001, Balia, Bangladesh | Thakurgaon, Bangladesh (1974), vive e lavora a Dhaka e Balia, Bangladesh | Dhaka, Bangladesh (1982), vive e lavora a Dhaka e Balia, Bangladesh

Lost Shadows  2021

video digitale, 14’20”

Commissionato per Rethinking Nature

Courtesy degli artisti

La Gidree Bawlee Foundation of Arts è stata fondata dall’artista Kamruzzaman Shadhin nel 2001 in un’area del Bangladesh nord-occidentale con una ricca cultura che unisce tradizioni indigene impartite da ondate di coloni, dislocati dalla privatizzazione della terra e, oggi, anche dal cambiamento climatico. La pratica di Gidree Bawlee è radicata nella comunità locale ed è nutrita da processi sperimentali che uniscono l’antico patrimonio culturale ai problemi contemporanei. Gli artisti affrontano questioni ambientali legate a quest’area di terra agricola marginale, messa sotto pressione dai rifugiati climatici e da altri gruppi, attraverso laboratori e pratiche artigianali che coinvolgono i giovani, ad esempio con spettacoli sperimentali di marionette. Il video Lost Shadows riporta in vita storie e racconti del passato che tornano, come fantasmi, a vegliare sui vivi. Una processione di ombre attraversa lo schermo, entità del passato che erano parte della vita quotidiana del villaggio e che ora sono state perse e dimenticate, danzando al ritmo malinconico di un commiato. Fino a poco tempo fa, l’area era una giungla in cui varie specie di animali, uccelli e esseri soprannaturali vivevano insieme agli esseri umani. Con il tempo, le giungle sono state disboscate e i grandi alberi sono stati abbattuti per far posto all’agricoltura industriale. Mentre gli esseri umani invadevano ogni possibile angolo di terra, gli esseri non umani, centrali alla vita del villaggio, sparivano lentamente. La danza racconta storie mute, colme di un senso di perdita malinconica, che evocano la scomparsa di animali e piante, cacciati dalla monocultura industriale che cancella le conoscenze ancestrali e gli esseri non umani.

 

Dichiarazione degli artisti

Questa è la storia di un villaggio dove quasi tutti dipendono direttamente o indirettamente dall’agricoltura. Con l’avvento dei metodi agricoli industriali che ci hanno liberato dalla carestia stagionale (Monga) – la cosiddetta Green Revolution degli anni ’80 che ha introdotto colture ibride e fertilizzanti per aumentare la produzione – i semi indigeni sono scomparsi, così come le conoscenze agricole tradizionali, gli animali e altri spiriti che facevano parte della nostra vita. Ora i contadini devono comprare tutto – semi, fertilizzanti, pesticidi, ormoni – e i costi aumentano ogni anno, le aziende agricole diventano più grandi e i contadini rimangono poveri. Nel frattempo, questi metodi agricoli stanno contaminando l’acqua e il suolo. La necessità di usare grandi quantità di fertilizzanti chimici e di pesticidi ha fatto perdere al suolo la sua fertilità. I fiumi, gli stagni e i fossati hanno perso le numerose varietà locali di pesci, che una volta si trovavano in abbondanza. Gli uccelli e le api sono stati allontanati o uccisi dai pesticidi e molte piante locali si sono estinte a causa dell’uso su larga scala di erbicidi. Anche gli effetti del cambiamento climatico si fanno sentire, i fiumi si stanno prosciugando e gli agricoltori dipendono sempre di più dalle acque sotterranee, ma il livello di queste acque diminuisce ogni anno a causa dell’eccessivo sfruttamento. Lentamente e silenziosamente, gli esseri non-umani che ci circondavano se ne sono andati. Attingendo alla musica tradizionale e all’arte delle ombre cinesi praticata dalla comunità locale, questa performance è un portale attraverso il quale cerchiamo di connetterci con tutti quegli esseri scomparsi. Loro sono ancora qui, come delle ombre, come se fossero tornati dal passato per raccontare le storie della perdita. Ma sono muti, non siamo in grado di sentirli.