Robert Mapplethorpe, Thomas and Dovanna, 1986. Copyright Robert Mapplethorpe Foundation. Used by permission.

Coreografia per una mostra. Il programma performativo

Una “danza” fra oltre 160 opere e inedite azioni coreografiche racconta l’intima matrice performativa della pratica fotografica di Robert Mapplethorpe.
Il mese di Dicembre vedrà al Madre Olivier Dubois e Vadim Stein.

Coreografia per una mostra, la grande retrospettiva che la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee dedica a uno dei maestri della fotografia del XX secolo, propone un’esperienza conoscitiva unica delle opere dell’artista newyorkese, reinterpretate alla luce del dinamismo dei corpi ritratti e della costante tensione verso una “perfezione nella forma”.

Un programma di interventi performativi site specific commissionati dal Madre ad alcuni tra i più celebri coreografi internazionali rileggerà i principali motivi delle opere di Mapplethorpe: dal richiamo ai canoni dell’arte neoclassica all’affievolimento delle differenze fra generi e identità sessuali; dal contrasto bianco-nero alla fragilità del confine fra dolore e piacere; fino al seducente glamour della New York degli anni 70-80, mescolato, in un gioco di evocazioni, con il racconto di una Napoli in perenne oscillazione tra vita e morte. Il mese di dicembre vedrà al Madre Olivier Dubois e Vadim Stein.

Olivier Dubois firma In Dialogue with Bob, una prima assoluta a cui prenderanno parte otto ballerini campani del progetto Abballamm’!, incentrata sulla suggestione che le fotografie di Mapplethorpe siano le tracce di una sua personale coreografia, e Le trésor (Oro nero e Oro bianco), una installazione che si svolgerà in due sale del secondo piano, trasformate per l’occasione in una dark room prima e in una stanza con luci accecanti subito dopo. L’esperienza della profondità dell’oscuro e dei limiti della vista e della ragione di fronte al suo opposto. Perpetuazione della specie o amore, si tratta solo di sfuggire alla morte.

Una coreografia originale per il Madre sarà anche quella firmata dall’ucraino Vadim Stein. Artista eclettico, porterà al Madre la sua ricerca che spazia dalla danza alla fotografia, dalla video-arte alla scenografia. Centrale, nei suoi lavori e nella sua lunga sperimentazione, è il corpo, che diviene protagonista in scena attraverso forme ed espedienti che superano le connotazioni del genere e dell’età. Per la mostra saranno ricreate le atmosfere dell’epoca in cui Mapplethorpe ha dato vita alle sue creazioni, attraverso una selezione musicale che riprenderà i brani “cult” di quegli anni. Con l’utilizzo anche dei celebri garzati, citazione performativa della celebre sequenza White Gauze (1984), presente nel percorso espositivo.