JOTA MOMBAÇA & IKI YOS PINA NARVAEZ

Natal, Brasile (1991), vive e lavora ad Amsterdam, Paesi Bassi | Caracas, Venezuela (1984), vive e lavora a Barcelona, Spagna

Black El Dorado (We are the earthquake)  2021

carbone, pirite, video a due canali

Commissionato per Rethinking Nature

Courtesy degli artisti

Il lavoro di Iki Yos Piña Narváez e Jota Mombaça Black Eldorado (We are the earthquake), posiziona il corpo umano come un sito di estrazione, combinando immagini di esplorazione endoscopica orale con filmati che mostrano operazioni di estrazione dell’oro in Brasile e Venezuela. Il secondo film documenta la realizzazione di una cintura di pirite, conosciuta anche come “oro degli stolti”. La pirite, mescolata al carbone, compone la scritta “Il terremoto è intatto” sul pavimento rosso, al fine di evocare la presenza di una terra indigena, mentre la parete nera è volta ad attivare la presenza dell’esú, l’entità afro-diasporica di movimento, trasformazione e comunicazione. Gli artisti riattivano la conoscenza della terra, richiamando anche una figura ingannatrice che sventola “l’oro degli stolti” in faccia all’invasore. La pirite è un talismano che protegge l’indigeno dal colono ed è quindi criptata nell’approccio speculativo e geopoetico degli artisti: suggeriscono che non c’è divisione tra il passivo e l’attivo, tra soggetto e materia, insinuando un tempo residuo che lasciano emergere dalle fratture della terra.

 

 

Dichiarazione degli artisti

Black El Dorado (We are the earthquake) è un esercizio di speculazione poetica e politica sull’intricata relazione tra i corpi neri-indigeni, la costituzione del regime geologico della modernità e la fugacità radicale della Pirite ( il cosiddetto Fool’s Gold, letteralmente “oro degli stolti”). Crediamo che, sperimentando con i nostri corpi in quanto materia ancestrale, possiamo scomporre le dense e violente storie di estrazione che sono inscritte nella terra colonizzata e connetterci con l’infinito potenziale di guarigione e resilienza terrestre che caratterizza le nostre vite e i nostri desideri anti-coloniali. In questo senso, siamo interessati a leggere le narrazioni coloniali attraverso le sue brecce, cercando forme di azioni devianti che sfidino le concezioni moderno-coloniali di tempo, natura e potere.