Superstudio

Superstudio, “Monumento Continuo (Loggia delle Cariatidi)”, 1969-1970; “Architettura riflessa con taglialegna”, 1969-1971. Collezione Enea Righi, Bologna. In comodato a Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante. | Superstudio, “Monumento Continuo (Loggia delle Cariatidi),” 1969-1970; “Architettura riflessa con taglialegna,” 1969-1971. Collection Enea Righi, Bologna. On loan to Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Photo © Amedeo Benestante.

Superstudio è stato un collettivo di architetti (1966-1982) fondato a Firenze nel 1966 da Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia, ai quali si aggiunsero, negli anni immediatamente successivi, Gian Piero Frassinelli e Alessandro e Roberto Magris. Superstudio si colloca nel più ampio contesto dell’Architettura Radicale, un movimento che si diffonde a livello internazionale nei primi anni Sessanta attraverso il lavoro del gruppo di architetti inglesi Archigram, degli austriaci Hans Hollein e Walter Pichler, degli italiani Archizoom Associati, Ufo e Gianni Pettena. Ciò che lega tra loro queste ricerche è un ripensamento dell’architettura come disciplina e delle sue relazioni con la società: la critica radicale che gli esponenti di questo movimento muovono nei confronti dell’architettura modernista, infatti, aprirà ai successivi sviluppi del Post-moderno nell’architettura, nel design, nella progettazione urbanistica e nella produzione teorica. Se l’architettura modernista aveva basato la progettazione sul binomio indissolubile forma-funzione, gli esponenti del movimento dell’Architettura Radicale muovono dal presupposto che questo fondamento avesse esaurito la propria ragion d’essere. All’emergere della Pop Art nel campo dell’arte, al dominio dei mass media nel campo della comunicazione e all’affermarsi dei movimenti di contestazione giovanile, i giovani architetti dell’Architettura Radicale rispondono includendo nella propria pratica strumenti presi in prestito da altre discipline, come la performance, il film, l’intervento urbano, il collage e l’installazione.

Fin dalla sua fondazione Superstudio sviluppa una ricerca di natura critica e teorica che raramente sfocerà nella realizzazione di progetti concreti, preferendo dare vita a una visione utopica che avrà grandissima influenza a livello internazionale. I membri di Superstudio veicolano le proprie idee attraverso collage e testi critici spesso pubblicati sulla rivista “Casabella”, ai tempi diretta da Alessandro Mendini, anch’egli vicino alle posizioni dell’Architettura Radicale. Le opere in collezione ne sono un esempio: la tecnica utilizzata è quella del collage, che prevede l’uso di immagini e materiali pre-esistenti assemblati tra loro in modo da produrre una nuova immagine e nessi logici inaspettati. In questo modo Superstudio rivendica una linea di ascendenza che possiamo far risalire alle origini del movimento Dada, quando artisti come John Heartfield, Raoul Hausmann e Hannah Höch fecero del collage e del fotomontaggio uno strumento di critica della realtà e di satira politica e sociale. All’ironia e alla passione politica dei dadaisti si sovrappone l’atmosfera onirica e surreale che caratterizza l’opera – anch’essa più immaginata che realizzata – degli architetti utopisti francesi di fine Settecento: nei montaggi di Superstudio, infatti, edifici e panorami iconici dell’architettura mondiale si sovrappongono a paesaggi ed elementi naturali e a strutture geometriche, dando vita a scenari che sembrano appartenere più al campo della fantascienza che a quello della pianificazione architettonica e urbana.

Il Monumento Continuo che troviamo nel titolo di una delle due opere esposte, è un’immagine al centro di numerosi lavori del gruppo sin dal 1969, una sorta di volume modulare dalla progressione infinita che pare estendersi senza interruzioni, e che si articola senza alcuna apparente funzione pratica tra la natura e gli edifici. Il Monumento Continuo rappresenta il funzionalismo modernista portato alle sue estreme conseguenze e immaginato come una griglia di linee ortogonali che ricopre il pianeta, secondo una spazialità astratta e inarrestabile, quindi una sorta di utopia negativa (distopia), una forma di critica fantascientifica alle basi del Razionalismo.

[Alessandro Rabottini]

Monumento Continuo (Loggia delle Cariatidi), 1969-1970

Attualmente non esposta.

Architettura riflessa con taglialegna, 1969-1971

Attualmente non esposta.