Léa Lublin

Léa Lublin, “Senza titolo”, 1977 (dettaglio). Collezione privata, Napoli. In comodato a Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante. | Léa Lublin, “Untitled,” 1977 (detail). Private collection, Napoli. On loan to Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Photo © Amedeo Benestante.

Trasferitasi con la sua famiglia in Argentina, Léa Lublin (Polonia, 1929 – Parigi, 1999) frequenta tra il 1941 e il 1949 l’Academia Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires, iniziando a esplorare un linguaggio pittorico distante sia dal realismo sia dall’astrazione geometrica dell’Arte Concreta. L’esperienza di studio a Parigi, a partire dal 1952, con Gustave Singier alla Académie Ranson, la mette in contatto con i giovani pittori francesi del periodo. Tuttavia, è dopo il ritorno in America che la sua ricerca cambia radicalmente di segno, aprendo nel decennio successivo a un nuovo itinerario di ricerca. Dalla metà degli anni Sessanta Lublin, infatti, supera la bidimensionalità della tela per aprirsi anche a diverse soluzioni mediali, in particolare sui versanti perfomativo, ambientale e video, in cui assurgono a elementi centrali l’istanza partecipativa del pubblico e il superamento dei confini tra arte e vita.

Ritornata a Parigi, e fortemente influenzata dal femminismo, l’artista lavora sulle percezioni dei modelli comportamentali e relazionali nell’arte e nella vita quotidiana. In una delle sue prime performance a Parigi, Mon Fils del 1968, trasforma l’ambiente del Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris in uno spazio domestico in cui si prende cura del figlio di sette mesi, individuando la vita sociale e l’identità di genere come coordinate privilegiate del proprio lavoro, mentre dalla fine del decennio realizza anche ambienti sensoriali e partecipativi (Terranauts, 1969).

Gli anni seguenti sono caratterizzati da lavori che legano l’elaborazione di un pensiero critico relativo al discorso sull’arte – tra cui Polilogo Exterior del 1974, dialogo immaginario tra l’artista, il suo gallerista, un critico e uno scrittore, e il progetto Interrogations sur l’art, iniziato nel 1974 e completato negli anni Novanta – e attraversamenti disciplinari, operati sempre nel segno di una dimensione di impegno artistico e di attenzione costante al tema della memoria individuale e collettiva: Presente suspendido. Marcel Duchamp à Buenos Aires 1919-1991. Objets perdus/Objets trouvés.

In linea con questa ricerca, nel 1977, Lublin, in occasione della personale alla Galleria Lucio Amelio (La mano di Dante o lo schermo), realizza su stoffa alcuni aforismi sull’arte (Senza titolo, 1977), che installa sulle pareti della galleria ma che dissemina anche nello spazio aperto, dalla cancellata esterna di Villa Pignatelli alla base della statua del poeta a Piazza Dante, implicando lo spazio e le dinamiche pubbliche nelle sue stesse interrogazioni sul senso, consapevolmente molteplice e intimamente relazionale, del fare artistico.

[Olga Scotto di Vettimo]

Senza titolo, 1977

Attualmente non esposta.

Léa Lublin, "Senza titolo", 1977 (dettaglio). Collezione privata, Napoli. In comodato a Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante. | Léa Lublin, "Untitled," 1977 (detail). Private collection, Napoli. On loan to Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Photo © Amedeo Benestante.