Marco Bagnoli

Marco Bagnoli, “La Voce. Nel giallo faremo una scala o due al bianco invisibile”, 1975 – 2015. Courtesy l’artista. Si ringrazia Seda International Packaging Group.In comodato a Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.

Dall’inizio degli anni Settanta la pratica artistica di Marco Bagnoli (Empoli, 1949) si articola fra disegno, pittura, scultura, installazione ambientale e sonora, unendo fra loro, in una pervasiva sintesi, dato estetico ed enunciato scientifico, teorie della visione e del colore e ricerca iconologica, antichi saperi e una mobile esperienza dello spazio e del tempo, in cui l’opera esplora la ramificazione del pensiero, divenendo matrice di conoscenza, sia razionale che intuitiva. Alcune fra le più prestigiose istituzioni museali italiane e internazionali hanno dedicato all’artista mostre personali, fra cui Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea di Rivoli di Torino (2000, 1992); IVAM di Valencia (2000); Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato (1995); Magasin – Centre National d’Art Contemporain di Grenoble (1991), Museo d’Arte Contemporanea di Lione (1987), Centre d’Art Contemporain di Ginevra (1985) e De Appel di Amsterdam (1984, 1980). Insieme alla partecipazione a X Biennale de Paris, Parigi (1976), Biennale di Venezia (1982, 1993, 1997), Documenta, Kassel (1982, 1992) e Sonsbeek, Arnhem (1986), l’artista è intervenuto, con opere site specific, in luoghi di eccezionale valore storico, artistico e architettonico come, fra gli altri, la Cappella dei Pazzi, la Sala Ottagonale della Fortezza da Basso, la Chiesa di San Miniato al Monte, il Giardino di Boboli e la Stazione Leopolda a Firenze, e le sale del Palazzo Pubblico a Siena.

L’opera di Marco Bagnoli in collezione, intitolata La Voce. Nel giallo faremo una scala o due al bianco invisibile e prodotta da Seda International Packaging Group, è stata originariamente presentata al Madre in temporaneo abbinamento con un’altra opera (Janua Coeli, 1988), nell’ambito del progetto L’ALBERO DELLA CUCCAGNA. Nutrimenti dell’arte, a cura di Achille Bonito Oliva. Una prima versione dell’opera La Voce fu realizzata dall’artista nel 1975, nella forma di una scala a pioli incastrata nel muro del suo studio-abitazione milanese. Attraversandolo diagonalmente, scendendo e ascendendo, l’opera stabiliva un arco lineare e un ponte ideale rivolto “all’empireo” (Germano Celant) quanto al terrestre, ovvero all’immateriale quanto al materiale, coniugando in questo modo esperienza fisica e dimensione metafisica. I pioli della scala si allontanavano e si avvicinavano secondo un diagramma prospettico in tralice, una scala di toni armonici, frequenze che convergevano verso un punto visivo esterno e, al contempo, restavano parallele alla soglia. Nella sua seconda versione, realizzata in ferro, la scala si appoggiava invece su un unico punto che rendeva l’ascensione oggettivamente instabile ma simbolicamente solida, proprio per l’utilizzo di un materiale come il ferro. Allestita una terza volta da Adachiara Zevi nel 2009, presso gli scavi di Ostia Antica, La Voce assunse occasionalmente il simbolo della scala di Giacobbe, in cui erano disegnati ai lati i nomi degli angeli.

Nella versione presentata al Madre l’opera cambia nuovamente conformazione, e sviluppandosi dall’interno della sala collocata nel secondo cortile del museo, fino a travalicarne il tetto e ad espandersi nell’ambiente esterno. Appoggiata sul dispositivo luminoso di una “macchina stanca”, come scrive l’artista, la voce emessa da un’ampolla si dilata in un riverbero sonoro che confluisce, attraverso il prolungarsi della raggiera dei pioli della scala, in un punto esterno alla stanza. Il testo emesso dall’opera è costituito, in questa sua ultima versione, dal “menù di un pasto napoletano, scandito secondo un ordine matematico e combinatorio di pietanze che, alla fine, prolifera senza sosta: ogni parola è un lampo” (Marco Bagnoli).

[Andrea Viliani]

La Voce. Nel giallo faremo una scala o due al bianco invisibile, 1975-2015

In esposizione

In comodato a Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.

La Voce. Nel giallo faremo una scala o due al bianco invisibile, 1975-2015

In esposizione

In comodato a Madre · museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli. Foto © Amedeo Benestante.